Scrivono: «Il preside è gay», il dirigente a Open: «Non sarà cancellato, serva da lezione»

«Resti lì come una “pietra di inciampo” per l’intelligenza umana», ha scritto Gianluca Dradi su Facebook. Open lo ha intervistato: «Ho voluto trasformare quello che voleva essere un episodio di bullismo in un gesto educativo»

«Il preside è gay». Questa scritta a caratteri cubitali è comparsa sul muro del liceo scientifico Alfredo Oriani di Ravenna. Chi l'ha scritto voleva offendere, prendere in giro, denigrare il dirigente scolastico. Forse"vendicarsi" per qualche provvedimentodisciplinare, una gita scolastica annullata. L'autore del gesto però ha fallito, il messaggio pur arrivando al destinatario non ha avuto l'effetto sperato. Il preside, Gianluca Dradi, non si è sentito minimamente ferito da quelle parole, anzi ha deciso di non cancellare la scritta.«Resti lì come una "pietra di inciampo" per l'intelligenza umana», ha scritto il dirigentesu Facebook. E ha, poi, spiegato a Open:«Ho voluto trasformate quello che voleva essere un episodio di bullismo in un gesto educativo».


Anche se ha voluto lasciare la scritta, è rimasto dispiaciuto di essere stato preso di mira da qualche suo studente?


«No, perché quelle parole non sono un insulto e non sono un'offesa, quindi non ci sono ragioni per cui avrei dovuto dispiacermi. Ed è il motivo per cui ho deciso di non far cancellare la frase, non c'è nulla di cui vergognarsi. Nemmeno mi ero accorto di quelle parole sul muro, me lo hanno detto i miei collaboratori. Inizialmente hoscrollato le spalle, poi a casa ci ho riflettuto e ho condiviso il post su Facebook».

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Pensava di ricevere tutta questa visibilità?

«Assolutamente no, non immaginavo minimamente una reazione simile. Ma ne sono contento, spero che questa visibilità serva a farriflettere sia chi ha scritto queste parole sia chi pensa di poter usare questo tipo di termini come insulti.È per questo che ho usato un riferimento forte come quello delle 'pietre d'inciampo' che richiama la prassi che c’è in alcunecittà di ricordare la deportazione degli ebrei. Il concetto è lo stesso e ha a che fare con la mancanza di rispetto per le differenze altrui che siano di sesso, di razza, di religione, di corporatura. Infatti il messaggio che voglio lanciare esula dalla sfera della sessualità e può essere applicato a tutta una serie di parole che spesso vengono usate come dispregiative, ma che non devono esserlo, come dare della 'cicciona' a una ragazza sovrappeso. Sono cattiverie che possono sembrare piccole, ma che in età adolescenziale sono gravi perché possono compromettere la salute psicologica dei ragazzi».

Quanto sono frequenti nella sua scuola gli episodi di bullismo?

«Io sono preside da 7 anni e purtroppo il bullismo è un fenomeno che esiste in tutte le scuole, anche nella mia. All'Oriani penso sia frequente come negli altri istituti. Bisogna tenere conto che il fenomeno spesso rimane sommerso e noi ne veniamo a conoscenza solo in parte.Per quanto riguarda la mia esperienza spesso è sufficiente una chiacchierata con gli alunni in questione, in altri casi – più gravi, ma più isolati – bisogna ricorrere invece a provvedimenti disciplinari. Devo dire che quest'anno ho già dovuto prendere due provvedimenti proprio per atti di bullismo. Uno di questi era molto simile a quello attuato nei miei confronti, cioè un ragazzo ha preso di mira un compagno percepito come più debole e lo offendeva continuamente usando proprio riferimenti sessuali. Questa situazione è andata avanti per un po' finché i due non sono arrivati alle mani, è solo allora che siamo venuti a conoscenza della situazione e abbiamo dovuto prendere un provvedimento serio e importante».

Parlerà ai ragazzi di questo episodio?

«In realtà noi come scuola affrontiamo già i temi della diversità, dell'accoglienza, del bullismo e cyberbullismo. Ma c'è sempre qualcuno a cui il messaggio fatica ad arrivare. Spero che il mio gestoserva a far riflettere.Posso dire che in parte sta già funzionando, quando ho condiviso il post ho visto che tanti insegnanti, sia della mia scuola che delle altre, hanno commentato che intendono parlarnecon i loro alunni a scuola. Ne sono contento».

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