Kémi Séba rivendica l’attacco del Movimento a Macron sul Franco Cfa

Il fondatore del movimento Urgences Panafricanistes  parla dell’incontro con i vertici del Movimento 5 Stelle – avvenuto a Roma nel settembre del 2018 e tenuto segreto fino a oggi – dove ha raccontato ai parlamentari le sue lotte contro il Franco Cfa

Gli attacchi di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista alla Francia di Macron sul Franco Cfa potrebbero aver avuto origine da un incontro a Roma tra i deputati pentastellati e Kémi Séba, fondatore del movimento Urgences Panafricanistes e sostenitore dell'autodeterminazione delle nazioni africane dal "neocolonialismo". Lo rende noto lo stesso attivista tramite la sua pagina Facebook ufficiale in un post pubblicato alle 10 del mattino del 22 gennaio.


Kémi Séba parla dell'incontro con i vertici del Movimento 5 Stelle – avvenuto a Roma nel settembre del 2018 e tenuto segreto fino a oggi – dove ha raccontato ai parlamentari le sue lotte contro il Franco Cfa (nella foto sotto con il deputato Manlio Di Stefano). Séba afferma, inoltre, che i pentastellati «avevano capito, a differenza di molti altri politici italiani, che gli africani non vengono in Italia per la pizza, ma perché i nostri Paesi sono costantemente destabilizzati».


Kémi Séba rivendica l'attacco del Movimento a Macron sul Franco Cfa foto 1

L'immagine condivisa dall'attivista nella sua pagina Facebook. A destra la foto dove stringe la mano a Manlio Di Stefano.

Proprio da quell'incontro, nonostante qualche divergenza («quels que soient nos désaccords»), avrebbero deciso di fare fronte comune contro il "neocolonialismo francese e occidentale" in Africa. Nel post Facebook, Séba si rivolge a Macron, informandolo che questo sarebbe solo il primo di una serie di attacchi istituzionali. Che ciò che altri leader africani non sono riusciti a fare, verrà fatto da leader non africani sotto l'impulso del suo movimento, fino a quando non prenderanno il potere sui loro paesi.

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Il post dove annuncia l'incontro con i 5 Stelle.

 

In Italia per diffondere le sue idee

Non è la prima volta che Kémi Séba visita il nostro Paese. Nell'estate scorsa si trovava proprio in Italia anche per presentare il suo libro L'Africa libera, Aveva avuto modo di incontrare Sebastiano Caputo, ideatore del sito Lintellettualedissidente.it, che aveva riportato sul suo blog il reale motivo della sua visita: «Ho letto sui giornali che il tema dell’immigrazione è in cima alla vostra agenda politica, siete la porta dell’Europa, e in mare sono morti fratelli e sorelle. Sono venuto per capire la situazione e ascoltare quelli che vivono qui. Occorre trovare una soluzione il prima possibile».

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 Il logo di Urgences Panafricanistes

Sebastiano Caputo aveva chiesto a Séba un'opinione su Matteo Salvini e se volesse incontrarlo. L'attivista aveva risposto in modo positivo, lodando il leader della Lega e rendendosi disponibile a uno scambio di opinioni, a viso aperto e non a lume di candela, per un semplice motivo: «Potrò accettare la sua lotta all’immigrazione clandestina soltanto il giorno in cui denuncerà l’emigrazione verso Occidente delle nostre materie prime».

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Seba durante un incontro pubblico del 19 gennaio 2019 a Cotonou, Benin.

Da racconto di Caputo si possono comprendere alcuni aspetti peculiari del pensiero di Kémi, come il fatto che non abbia usato la parola "razzismo" ma "identità", e di come abbia più volte invitato gli africani residenti in Europa a tornare indietro perché i loro antenati «non hanno combattuto contro i colonizzatori per andare poi a chiedere la nazionalità ad altri Paesi europei, accettando per di più di vivere in condizioni drammatiche».

 

Chi è Kémi Séba

Il vero suo vero nome è Stellio Gilles Robert Capo Chichi. Nato a Strasburgo da genitori del Benin, è stato membro del gruppo parigino di Nation of Islam (NOI). un'organizzazione politico-religiosa di Detroit, che ha come obiettivo la creazione di una nazione esclusivamente nera e filo-islamica. Proprio durante la sua militanza parigina iniziò a sostenere la separazione tra i neri e i bianchi discendenti dei colonialisti. Il suo pseudonimo, Kémi Séba, sarebbe la traduzione francese di un termine egiziano che significa "Black Star".

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Il comunicato del Ministero dell'Interno francese per lo scioglimento del gruppo ritenuto antisemita.

Nel gennaio 2007 creò in Francia un gruppo chiamato Jeunesse Kemi Séba, erede del gruppo estremista Tribu Ka, Durante una conferenza a Chartres nel febbraio dello stesso anno, Kemi e i membri del suo gruppo furono accusati di disturbo dell'ordine pubblico. Poi, dopo aver definito i poliziotti «sionisti al soldo di un governo sionista», venne arrestato e processato per incitamento all'odio razziale e antisemitismo. Venne poi condannato in tribunale dopo aver rivendicato le sue parole sostenendo di essere antisionista e non antisemita. Il gruppo venne sciolto nel 2009 dalle stesse autorità francesi per diffusione dell'ideologia razzista e antisemita. 

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Ospite in Iran nel 2015 con Mahmud Ahmadinejad

Nonostante abbia sempre respinto le accuse, non è la prima volta che Séba viene tacciato di antisemitismo. L'hacker Gregory Chelli, in arte Ulcan, fa parte del gruppo Jewish Defense League, che tentò di contrastare gli attivisti antiebraici violando le leggi francesi. Gregory, per cui le autorità francesi chiesero l'estradizione da Israele, si era preoccupato dell'attivismo del giornalista e ideologo di estrema destra Alain Soral e del politico Thomas Werlet, ma anche di Kémi Séba. Tutte persone che all'epoca erano state avvicinate da Dieudonne M'bala M'bala, il comico francese inventore del saluto nazista chiamato Quenelle, che indica la lunghezza del pene da infilare nel posteriore ai sionisti. Dieudonne invitò Kémi a partecipare alle elezioni europee del 2009, ma quest'ultimo rifiutò.

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Il fotogramma del video dove brucia la banconota Franco CFA

Dopo aver bruciato una banconota Franco Cfa durante le proteste del settembre del 2017 per la sovranità monetaria a Dakar, Séba venne accusato di essere una seria minaccia per l'ordine pubblico ed espulso dal Senegal. Pochi mesi dopo, a dicembre, incontrò a Mosca l'intellettuale nazionalista russo Alexandre Douguine, con l'obiettivo di trovare una sinergia tra i movimenti panafricani ed euroasiatici contro l'Occidente.