Il Campidoglio dà il via libera allo sgombero di Casapound: proposta del Pd, votata dai 5 stelle

L’assemblea capitolina ha votato a maggioranza la proposta di sgomberare Casapound dall’immobile di via Napoleone III a Roma, occupato abusivamente da 15 anni. Per l’ok definitivo servirà il parere della Prefettura

L'assemblea capitolina ha approvato a maggioranza una mozione proposta dal Pd che impegna la sindaca di Roma Virginia Raggi «a intervenire presso il Ministero degli Interni, il prefetto e il questore affinché sia predisposto lo sgombero immediato dell'edificio di Via Napoleone III, illegalmente occupato dall'associazione Casapound Italia». Oltre al Pd ha votato a favore il Movimento 5 Stelle. Hanno votato contro 4 consiglieri di centrodestra. L'immobile è occupato da 15 anni dal movimento di estrema destra. A ottobre un tentativo di sgombero era fallito e c'erano state delle polemiche per delle presunte minacce dei militanti di Casapound alle forze dell'ordine. Per l'ok definitivo, servirà comunque il parere della Prefettura.


Lo sgombero fallito

Il 24 ottobre 2018 un blitz della Guardia di Finanza e della Digos era stato bloccato tra le polemiche. I militanti di Casapound avrebbero minacciato i militari: «Se entrate sarà un bagno di sangue», avrebbero detto.  I militari erano stati mandati dalla Corte dei Conti a ispezionare i locali dell'immobile, per verificare le planimetrie, e se vi fossero eventuali danni erariali. 


La storia dell'immobile occupato

Casapound ha occupato lo stabile in via Napoleone III a Roma nel 2003. Da quel momento si sono succedute diverse richieste di recupero, ma portate a compimento: già a dicembre del 2003, il ministero dell'Istruzione ha chiesto alla Prefettura e all’Agenzia del Demanio di recuperare l’immobile. La segnalazione è stata sollecitata nel 2004, nel 2005 e nel 2008. Al momento, l’immobile di via Napoleone III compare in un elenco di 74 edifici destinati allo sgombero, ma non tra i 16 considerati prioritari. Nel dicembre del 2017 l’Agenzia del Demanio ha ribadito al prefetto di Roma «l’esigenza di recuperare la disponibilità dell’immobile per poterlo destinare ad una più proficua utilizzazione».