Scoperto un asteroide che potrebbe aiutarci a capire l’evoluzione dei pianeti

Un team giapponese, con due piccoli telescopi e un budget limitato, è riuscito a rilevare la presenza di un asteroide del raggio di 1,3 chilometri. Questa scoperta ci aiuterà a capire come si sono generati i pianeti del sistema solare 

Oltre l’orbita di Plutone, nella fascia di Edgeworth-Kuiper – costituita da asteroidi e comete – è stato trovato un corpo celeste del raggio di appena 1,3 chilometri. Potrebbe sembrare una scopertatra tante, invece è la prima volta che viene confermata la presenza di un oggetto di tali dimensioni.La scoperta aggiungeun tassello importante al modo in cui pensiamo si siano formati i pianeti del sistema solare, un po’ come le caselle vuote della tavola periodica degli elementi, quando venne pubblicata da Mendeleev.


Un asteroide tradito dalla sua ombra

A rendere nota la scoperta uno studio pubblicato su Nature Astronomy da un team dell’Osservatorio astronomico nazionale giapponese, capitanato da Ko Arimatsu. Si tratta del Organized Autotelescopes for Serendipitous Event Survey (Oases). A oggi si ritiene che la cintura di Kuiper si sia formata in sostanza dai resti del sistema solare in formazione: studiare come sono distribuiti i suoi asteroidi e le loro dimensioni ci consente di capire come si formarono i pianeti.Il problema è che quelli con un raggio compreso tra 1 e 10 chilometri sono più difficili da scovare, anche se un trucco ci sarebbe: monitorare gli eventi di “occultazione stellare”, si tratta, insomma, di rilevarne la presenza basandoci su come il loro passaggio oscura determinate stelle.


Da un piccolo budget una grande scoperta

Gli scienziati giapponesi hanno lavorato con un budget estremamente basso, pari al 0,3% di quelli concessi per i grandi progetti internazionali. Hanno compiuto la scoperta mediante due piccoli telescopi a basso costo posizionati sul tetto di una scuola nell’isola di Miyako (prefettura di Okinawa). Su duemila stelle sono riusciti aosservarne una che presentava una piccola eclissi, rilevando la presenza di un oggetto che non avrebbe potuto essere osservato direttamente nemmeno dal potente telescopio giapponese Subaru.

Come si forma un pianeta?

I dati raccolti sono indizi importanti che ci aiutano a capire come è avvenuta la progressiva crescita dei pianeti, partendo da una originaria nube di gas e polveri, per arrivare man mano a corpi orbitanti che cominciano a fondersi assieme scontrandosi, generandoman mano i pianeti del sistema solare come li vediamo oggi.L’oggetto è stato definito non a caso “anello mancante”, proprio perché ci aiuta a comprendere quella fase di transizione che porta un mero aggregato di gigantesche rocce a diventare un pianetaveroe proprio, distinguendolosecondo le classificazioni attuali da pianeti nani come Plutone o Cerere, nella fascia di asteroidi tra Marte e Giove, la quale rappresenterebbe, ad esempio, una zona in cui non ci sono state le condizioni sufficienti per generare un pianeta.

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