Cory Booker si è candidato alle presidenziali Usa

Il senatore 49enne del New Jersey è il sesto candidato democratico: single, vegano, oratore idealista, rappresenta l’ala moderata di un partito progressivamente radicalizzato a sinistra 

Le primarie democratiche Usa si fanno sempre più affollate: tocca a Cory Booker, il primo senatore nero del New Jersey ed ex-sindaco di Newark, la città più grande dello stato.


In un’email e video inviati ai suoi sostenitori si rifa ai temi e alla dialettica dei movimenti storici per i diritti civili: «La storia della nostra nazione è definita dall’azione collettiva; dai destini intrecciati di schiavi e abolizionisti; di chi è nato qua e di chi ha scelto l’America come casa; di coloro che hanno sollevato le armi per difendere il nostro paese e di coloro che si sono stretti a vicenda per metterlo alla prova e cambiarlo»,


 

 

Booker, 49 anni, è un astro nascente del partito democratico ed è facile capire perché: è molto apprezzato dai colleghi di partito (durante le ultime elezioni del Midterm ha visitato 24 stati per dare il suo appoggio ad altri candidati democratici); è noto per la sua oratoria coinvolgente, frutto dell’esperienza ma anche della sua educazione (scienze politiche e sociologia a Stanford, storia a Oxford e legge a Yale); ha giocato a football a livello liceale e universitario, e – durante la sua prima campagna elettorale come sindaco di Newark (persa) – ha vissuto in uno dei peggiori quartieri della città; vegano e single, una rarità, posta regolarmente contenuti politici, ma anche personali, su Twitter e Instagram. Il partito democratico lo vede carico della stesso carisma mediatico di Obama.

 

Booker, che ambisce ad essere il secondo presidente nero degli Stati Uniti, ha lanciato la sua campagna il primo giorno del Black History Month, la ricorrenza americana che celebra e ricorda la diaspora africana, e ha dato l’esclusiva delle sue prime tre interviste a programmi radio nazionali con conduttori neri o latinos.

Al di là delle parole, però, Booker è un moderato in un partito democratico sempre più condizionato dalle sue ali più progressiste. Nel 2012 ha difeso la società di investimento Bain Capital, duramente attaccata da Obama durante la sua campagna elettorale; è stato «pappa e ciccia» con Chris Christie, governatore repubblicano del New Jersey, per la gran parte del suo mandato. È un grande sostenitore delle charter schools, le scuole private particolarmente care ai ricchi (sono un ottimo sgravo fiscale) e particolarmente invise alla base democratica.

Ma Booker ha anche molti argomenti a favore della sinistra del suo partito: vuole riformare il sistema di giustizia criminale, abbassare i costi della sanità e legalizzare la marijuana. È a favore del controllo delle armi e del matrimonio gay, arrivando a proporre una legge che renderebbe le terapie “per curare l’omosessualità” illegali.

La candidatura di Booker era solo una questione di tempo: la sua presenza non è certo sfuggita a Trump, che già nel 2016 twittava «se Booker è il futuro del partito democratico, il partito democratico non ha futuro». 

 

https://twitter.com/statuses/757760973419712512

 

Booker ha anche attratto attenzioni negative molto più pericolose, diventando uno degli obiettivi del terrorista che l’anno scorso ha inviato lettere-ordigni a personalità "nemiche" di Trump (tra cui Soros, Obama e l’ex direttore della CIA John Brennan).    

 

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