«La Russia non è una discarica»: la protesta ambientalista che non piace a Putin

Migliaia di russi sono scesi in piazza in circa 70 città della Federazione brandendo cartelli  «Fate respirare i nostri bambini» e «Non vogliamo vivere in una discarica». Secondo le fonti ufficiali le persone sono contrarie alla nuova legge sui rifiuti entrata in vigore il primo gennaio. Ma le cose non stanno proprio così. Ne abbiamo parlato con un attivista

Dalla Siberia a San Pietroburgo, da Ekaterinburg a Mosca. I russi sono scesi in piazza per la protesta “La Russia non è una discarica”. La ragione della manifestazione, secondo i media russi, starebbe in un aumento delle tasse introdotto dalla nuova riforma sui rifiuti entrata in vigore il primo gennaio 2019. Ufficialmente la nuova norma andrà a introdurre finalmente in Russia la raccolta differenziata. I vecchi centri di smaltimento chiuderanno e verranno sostituiti da nuovi di ultima generazione. O, almeno, è questo che dicono i canali televisivi governativi come Rossija24.  


 


La riforma

La legge rappresenterebbe dunque la svolta ecologista della Federazione. Non si spiegano allora le proteste e perché migliaia di persone sono scese in piazza brandendo cartelli con scritte come «Fate respirare i nostri bambini» e «Non vogliamo vivere in una discarica». Secondo gli attivisti del movimento, fino al 3 febbraio, la manifestazione ha interessato 70 città in tutta la Federazione, coinvolgendo più di 30 mila persone. Dimitrij Sekushin, un attivista di Arcangelo, nel nord della Russia europea, ci spiega le vere ragioni della manifestazioni che hanno poco a che fare con la critica alla nuova legge e con la nuova tassazione.

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«Il problema non è la norma sui rifiuti, anzi il contrario. La legge è migliorabile, ma giusta, e noi ovviamente siamo d’accordo con la svolta ecologista e con l’introduzione della raccolta differenziata. Fa parte delle nostre rivendicazioni. Il problema è che questa legge non trova riscontro nella realtà. Il Governo l’ha adottata proprio per mettere a tacere i movimenti ambientalisti, ma in pratica intende fare altro», dice Dmitrij. 

 

Una discarica in casa

Come ci racconta l’attivista, le proteste sono iniziate quando gli abitanti della regione di Arcangelo hanno notato la costruzione di una grossa struttura in periferia. «Abbiamo chiesto agli operai a cosa stessero lavorando. Abbiamo scoperto così che nella nostra regione si stava costruendo una discarica e che presto avremmo accolto i rifiuti di altre regioni, prima di tutto quelli della regione di Mosca. Altro che differenziata». Le autorità locali hanno prima tentato di negare che la funzione della struttura in costruzione era legata a uno smaltimento indifferenziato dei rifiuti. Ma infine ha dovuto ammettere e rendere pubblico il progetto. 

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È nato così il movimento “Arcangelo non è una discarica” che è sceso in piazza lo scorso dicembre incontrando sin da subito migliaia di adesioni. «Durante la prima manifestazione eravamo 30 mila. Ma è stato un crescendo. Oggi, secondo i nostri dati, hanno aderito alla manifestazione circa 70 città».

 

Le proteste a Mosca 

Anche Mosca è scesa in piazza nonostante le autorità non abbiano autorizzato la manifestazione. Nelle città le persone manifestano non solo contro l’apertura della discarica di Arcangelo, ma anche contro gli effetti della nuova normativa. «La legge è stata presentata come innovativa e risolutiva, ma finora si sono visti solo gli effetti negativi». Dmitrij fa riferimento al fatto che, d’ora in poi, le Regioni dovrebbero occuparsi del trasporto dei rifiuti, ma non tutte le Regioni hanno stipulato accordi con le aziende di trasporto prima dell’entrata in vigore della norma, di conseguenza per settimane nessuno ha ritirato la spazzatura che ha finito per riempire le strade di città come San Pietroburgo e Mosca. 

«La Russia non è una discarica»: la protesta ambientalista  che non piace a Putin foto 1

 Fonte: VKontakte

I manifestanti chiedono la sospensione immediata dei lavori della discarica di Arcangelo e una normativa seria sui rifiuti che introduca la raccolta differenziata. «Vogliamo che il Governo ci ascolti e finora non l’ha fatto. Una legge e non uno specchietto per le allodole», dice Dmitrij. E precisa che il loro movimento non ha nulla a che fare con la tassazione. «La nuova tassa verrà introdotta a luglio ed è irrisoria (si tratterebbe di circa 120 rubli al mese che equivalgono a meno di 2 euro ndr). Quello che ci preoccupa è che questa gestione incontrollata dei rifiuti sta avvelenando il nostro Paese, la nostra Terra e ci sta rovinando la salute». 

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