Vuole denunciare i genitori per averlo fatto nascere senza il suo permesso: il trolling a fin di bene di Raphael

Ne parlano il Mirror e il Daily Mail, persino il Guardian per poi arrivare in Italia con il Gazzettino, ma cosa c’è dietro il gruppo di antinatalisti? Ecco la storia di Raphael Samuel e dei suoi amici

Il Gazzettino, in un articolo del 5 febbraio 2019, racconta la storia di un presunto avvocato e attivista indiano di nome Raphael Samuel che, a Mumbai, avrebbe l’intenzione di portare i suoi genitori in tribunale con l’accusa di averlo fatto nascere senza il suo consenso. La vicenda, raccontata dal Mirror e dal Daily Mail il 4 febbraio e successivamente dal The Guardian, si è diffusa in tutto il mondo e il cosiddetto «antinatalismo» è diventato una sorta di nuova moda «antiqualcosa» da sbattere in prima pagina, ma dietro Raphael e i suoi amici potrebbe esserci un secondo fine.

Gli «antinatalisti» non sono affatto una novità e si riuniscono sotto una organizzazione non governativa fondata nel 1991 dal nome VHEMT, acronimo di «Voluntary Human Extinction MovemenT» – in italiano «Movimento per l’estinzione umana volontaria». In India esiste un gruppo chiamato «Childfree India» formato da persone che si dichiarano membri della ONG, hanno una pagina Facebook con appena 310 fan contro i 2258 del loro frontman, Raphael Samuel.

Raphael Samuel ha un proprio canale YouTube dove pubblica diversi video nei quali si presenta sempre con una finta barba che gli copre gran parte del volto, per non farsi riconoscere o per assomigliare ad altri personaggi del mondo dell’antinatalismo come David del canale Youtube VHEMT Report. La serietà, in questo caso, non fa parte del curriculum del ragazzo che si cimenta in altre realtà come l’autodifesa e altri video assurdi, scoperte grazie al suo account Facebook privato.

Vuole denunciare i genitori per averlo fatto nascere senza il suo permesso: il trolling a fin di bene di Raphael foto 4

Scorrendo l’account di Raphael Samuel notiamo molti post umoristici, sarcastici, ironici, sembra divertirsi parecchio a ricevere commenti da parte di persone scandalizzate o che lo definiscono un pazzo scatenato per le teorie che diffonde tramite i suoi video. Pare proprio un classico «troll» che si diverte a ottenere reazioni scomposte dal pubblico, ma leggendo con attenzione le condivisioni e i post dei membri del gruppo antinatalista si riesce a comprendere il background della loro operazione.

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«Non ci sono abbastanza orfani?», domanda Raphael nella condivisione di un articolo del The Times of India che parla della presunta storia di una madre che ha partorito grazie ad un utero trapiantato (l’articolo oggi non è raggiungibile, probabilmente rimosso dal sito). In merito alla storia della denuncia nei confronti dei suoi genitori, che lo ha reso famoso fuori dall’India, il 5 febbraio ha condiviso il post di uno dei membri del suo gruppo dove fa capire un po’ l’operazione che stanno cercando di portare avanti.

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L’amico di Raphael trova esilarante quanto la gente abbia creduto alla presunta causa contro i suoi genitori non essendoci alcun modo in assoluto per chiedere il consenso a un essere vivente ancora prima della sua nascita, mentre gli adulti dovrebbero pensare piuttosto agli orfani e di prendersi cura di loro. Ad essere denunciati, secondo l’amico di Raphael, dovrebbero essere quei genitori che hanno deciso di «fabbricare» i loro figli invece di pensare agli orfani che sarebbero felici di dare il «consenso» per diventare loro figli.

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Raphael e David, il gestore di un altro canale Youtube che sembra imitare solo per la barba.

Dietro a questa operazione sembra che ci sia più una richiesta di attenzione non rivolta all’estinzione dell’umanità, quanto piuttosto cercare una soluzione o quantomeno sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica per evitare che ci siano bambini abbandonati e sofferenti in un Paese come l’India, anche attraverso operazioni mediatiche come quelle di Raphael Samuel.

Per comprendere ulteriormente lo stile «trolleggiante» di Raphael bisognerebbe leggere i post come quello del 6 febbraio dove riporta la presunta risposta di sua madre al suo operato, dove dice che trova audace il suo intento di portare in tribunale lei e suo padre essendo entrambi avvocati, che se trovasse un modo per dimostrare come avrebbero potuto chiedere il suo consenso ammetterebbe la sua colpa e che nonostante tutto è orgogliosa che suo figlio sia diventato indipendente e senza paura.

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