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Dieci anni senza Eluana. Il padre Beppino: «Passi avanti grazie ai giudici, ma il Parlamento è rimasto fermo»

09 Febbraio 2019 - 13:21 Charlotte Matteini
Il 9 febbraio 2019 ricorre il decimo anniversario della morte di Eluana Englaro. In Italia suicidio assistito ed eutanasia sono ancora vietati, nonostante gli enormi passi in avanti che hanno portato all'approvazione del testamento biologico e alla legge per le cure palliative. Ma sono strumenti sufficienti? 

Oggi, 9 febbraio 2019, ricorre il decimo anniversario della morte di Eluana Englaro, la ragazza che, in seguito a un drammatico incidente, rimase in coma vegetativo per 17 anni e che morìal termine di un'infinita battaglia legale e politicacon il distacco dalla nutrizione artificiale per volere della famiglia. Insieme al padre Beppino,a Piergiorgio Welby, Fabiano Antoniani e a Luca Coscioni, Eluanaè diventata il simbolo della battaglia per la libertà di scelta sul fine vita.La sua vicenda ancora oggi scatena fervidi dibattiti e proprio in occasione del decimo anniversario della sua morte sta tornandoal centro delle polemiche.

Di Eluana si dice, da sempre, tutto e il contrario di tutto: quando il padre Beppino Englaro decise di intraprendere la lunga battaglia giudiziaria per porre fine alla non vita della figlia, le fazioni che da sempre combattono l'eutanasia e la libera scelta sul fine vita si scagliarono contro di lui e opposero non poche resistenze. Si disseche Eluana era viva, che era solamente una disabile gravissima, che avrebbe potuto tranquillamente rimanereincinta, anche in quelle condizioni, e che staccare le macchine salvavita per lasciarla andare sarebbe stato come commettere un vero eproprio omicidio.

All'epoca -si parla del periodo a cavallo tra la fine degli anni Novanta e i primi dieci del 2000 – non esistevano leggi che permettesseroa un individuo di decidere sul proprio fine vitanel caso in cui si fosse ritrovato in condizioni sanitarie terminali e assolutamente irreversibili. Ancora oggi,però, nonostante gli enormi passi in avanti e l'approvazione della legge sul testamento biologico, la legislazione che regola le cure palliative e lasedazioneprofonda continuata per accompagnare alla morte il malato terminale, c'è ancora un grande vuoto legislativo cheimpedisce di decidere liberamente sul fine vita.

Beppino Englaro, in occasione del decimo anniversario della morte di Eluana, sono tornatele polemiche. Che effetto le fanno?

«Non mi toccano minimamente, perché la vicenda è molto semplice e molto trasparente e ha ottenuto la risposta dei massimi organi giurisdizionali. Io non posso dire alle persone di non esprimere la propria opinione, ma io so di essermi sempre mosso nella legalità e più di così, come cittadino, non posso fare».

In quei diciassette anni di stato vegetativo, che cosa ha provato vedendo sua figlia in quella situazione? Le avevano detto da subito che era in uno stato irreversibile?

«No, non potevano dirmelo subito. Di norma, in un caso come quello di Eluana, sarebbero bastati sei mesi, ma i medici si cautelarono al massimo, ci furono anche delle divergenze, e alla finediedero la prognosi definitiva di stato vegetativo solo dopo due anni».

E comunque sono passati altri 15 anni.

«Eh sì, perché ai tempi la mentalità era un'altra…».

E adesso secondo lei sarebbe diverso?

«Sì, come il giorno e la notte. Ora ci sono queste sentenze della Cassazione, del Consiglio di Stato e oggi qualsiasi individuo nello stato di Eluananon si farebbe intrappolare nemmeno per un momento. Certo, si parla di chi ha le idee chiare e di chi, come mia figlia, vede solo il bianco o il nero e passato il periodo d'emergenza avrebbe detto "no, grazie" a qualsiasi trattamento forzoso».

Che cosa pensa della sedazione profonda continuata?

«Per Eluana non era necessaria, ma io penso che vada fatta, sempre ribadendo che si tratta di una decisione clinica. Nel caso di Eluanavenne fatta una sedazioneblanda per sicurezza, nonostante un decreto ci avesse concesso la possibilità, ma alla fine non era essenziale in quella situazione».

Vista anche l'ordinanza della Consulta -nel caso che vede imputato Marco Cappato per "aiuto al suicidio"diDj Fabo – che ha chiesto al Parlamento di colmare quello che di fatto è un vuoto legislativo, lei che cosa si aspetta e che cosa spera?

«Secondo me ora verrà messo alla prova il Parlamento. Nel caso di Eluana, vennero invitati a legiferare e non ne uscì nulla. Qui addirittura è arrivata a muoversi la Corte Costituzionale e quindi più che dire al Parlamento di trattare l'argomento e mettere una data di scadenza, non si può fare. Quella della Consulta è un'ordinanza, con tanto di data di scadenza, dunque ora vediamo che cosa sarà capace di tirare fuori il Parlamento.Il suicidio assistito e l'eutanasia oggi sono reati e per questo motivo la Consulta è intervenuta chiedendo al Parlamento di occuparsi della tematica.Nel caso di Eluana, già nel 1992 era stato stabilito il diritto all'autodeterminazione, un diritto costituzionale che sanciva la piena libertà di autodeterminazione per ogni individuo».

Secondo lei, questo continuo tergiversare sul tema del fine vita può essere interpretato come un atteggiamento politico messo in campo per preservare determinati bacini di voti?

«Da cittadino libero, spero di no. Queste tematiche non vengono affrontate nel modo dovuto, perché sarebbe importante capire che sono temi che riguardano tutti i cittadini e quindi vanno date delle risposte concrete».

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