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Madrid: la destra in piazza contro il governo Sanchez e l’indipendenza della Catalogna

10 Febbraio 2019 - 20:04 Redazione
I manifestanti vogliono una «Spagna unita» e chiedono le dimissioni del Primo ministro

In Plaza de Colon, domenica 10 febbraio, decine di migliaia di persone hanno contestato la proposta del Primo ministro Pedro Sanchez di dialogare con gli indipendentisti per allentare le tensioni in Catalogna. La protesta è stata organizzata dai partiti di destra, come il Partido Popular e Ciudadanos ed estrema destra come il neonatoVox. In piazza erano 45.000, secondo la polizia, a sventolare la bandiera nazionale e invocare le dimissioni del Primo ministro. «Per una Spagna unita, elezioni ora!» gridavano i manifestanti. Sabato 9 febbraio, Sanchez ha affermato che la manifestazione dell’indomani avrebbe parlato di una «Spagna in bianco e nero che propone semplicemente di tornare indietro».

La protesta si è tenuta 12 giorni prima dell’inizio del processo ai 12 leader indipendentisti catalani, che potrebbero essere condannati a 25 anni di prigione per ribellione e per uso di fondi pubblici a scopo illecito. I politici sono infatti accusati di aver guidato il tentativo fallito di indipendenza catalana del 2017. La nuova legge di bilancio verrà sottoposta al Parlamento nei prossimi giorni ed è probabile che non riuscirà a passare senza il supporto dei partiti catalani. Questi hanno però minacciato di non approvare la finanziaria se le trattative con il governo centrale non soddisferanno alcune delle loro condizioni. Tra queste, mettere l’indipendenza sul tavolo. Se il parlamento non approvasse la legge di bilancio, è possibile che gli spagnoli siano chiamati alle urne prima delle prossime elezioni legislative, programmate per il 2020.

Venerdì 8 febbraio, il governo socialista ha proposto di nominare un relatore per intraprendere una discussione inter-partitica sull’indipendenza catalana. Sanchez ha affermato che il partito socialista è sempre stato a favore del dialogo e che ora si trova di fronte a una situazione catalana resa ulteriormente complicata dal Partito Popolare, al potere prima di lui. L’iniziativa del governo ha galvanizzato l’opposizione, che ha gridato al tradimento, criticando quella che ha definito come sudditanza del governo nei confronti dei separatisti catalani e invocando le elezioni anticipate.

Secondo recenti sondaggi, il Partito Popolare, Cittadini e Vox potrebbero ottenere la maggioranza dei seggi in parlamento se fossero indette nuove elezioni, permettendo loro di rimpiazzare il governo socialista. Sanchez, che è subentrato al governo conservatore di Mariano Rajoy lo scorso giugno, detiene solamente un quarto dei seggi in Parlamento. I gruppi catalani hanno rifiutato l’intervento di mediazione del governo, fermi sulla loro richiesta di un referendum per l’auto-determinazione. Una condizione che Madrid faticherà ad accettare: anche il partito socialista, come la destra, è opposto all’indipendenza catalana.

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