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Un anno fa il massacro di San Valentino. Cosa hanno cambiato i ragazzi scesi in strada contro le armi

Il 14 febbraio 2018 17 persone sono state uccise in una scuola della Florida. Gli adolescenti sopravvissuti sono scesi in piazza contro la vendita di armi da fuoco, creando un movimento giovanile di massa. A un anno dalla strage, a cos’è servito? 

Il 14 febbraio 2018 Nikolas Cruz ha ucciso 17 persone alla Scuola Superiore Marjory Stoneman Douglas, a Parkland in Florida. Aveva 19 anni ed era un ex studente della scuola. Il giorno successivo David Hogg, un diciottenne sopravvissuto all’attacco, ha espresso la sua frustrazione rispetto al silenzio del mondo politico che sembra seguire ogni sparatoria di massa negli Stati Uniti. Ha detto che questa ennesima mattanza scolastica «Non l’aveva sorpreso». «Questo la dice lunga – ha continuato Hogg – sulla situazione attuale in America, Dobbiamo fare qualcosa».


Nelle settimane che hanno seguito la sparatoria, autobus pieni di studenti della Stonaman Douglas hanno portato la loro frustrazione fino alla capitale della Florida, Tallahassee, poi a Washington. Con il grido Never Again, «Mai più», si sono guadagnati il supporto di altri giovani e attivisti. La loro campagna March for Our Lives, «Marcia per le Nostre Vite», ha dato vita a centinaia di proteste, tra cui una giornata nazionale di manifestazione studentesca. Tra i volti più noti Emma Gonzalez, la ragazza dalla testa rasata e la potente retorica diventata una delle principali icone del movimento.


Un anno fa il massacro di San Valentino. Cosa hanno cambiato i ragazzi scesi in strada contro le armi foto 2

Con una manciata di suoi compagni di scuola Gonzalez ha affrontato il senatore conservatore Marco Rubio, raccolto milioni di dollari su GoFundMe.com e condotto una campagna mediatica che sarebbe impressionante anche se a gestirla non fossero degli adolescenti. Forti dei loro 17 anni che li rendono abili nel gioco degli hashtag, video virali e meme, sono riusciti a far risuonare la loro voce ben oltre i confini di Parkland e della Florida.

I ragazzi che si erano conosciuti in una classe di teatro si sono trasformati in un gruppo professionale di advocacy, volto a riportare il controllo delle armi al centro del dibattito pubblico. Hanno capito che sarebbero stati percepiti come ragazzini bianchi privilegiati, così hanno stretto alleanze con gruppi che si occupano di violenza urbana nelle scuole.

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L’onestà disarmante nell’esprimere il loro dolore è stata la loro più grande forza. Memorabile il discorso in cui Gonzalez ha citato le cose che i suoi compagni uccisi non potranno più fare: «La mia amica Carmen non potrà più lamentarsi delle sue lezioni di piano, Erin non chiamerà più Kira “Miss Sunshine”».

Poi si è messa a tacere, gli occhi carichi di lacrime puntati sulla folla, mentre i minuti scorrevano. «Non voglio che questa sia solo l’ennesima sparatoria di massa, non voglio che questo diventi qualcosa che la gente può dimenticare», ha dichiarato Hogg su CNN.

Hanno capito che nessun politico vuole essere filmato mentre sminuisce un bambino che ha appena visto un suo amico morire ucciso, così hanno cercato di incontrare più legislatori possibili. «Noi siamo bambini, voi siete gli adulti» ha affermato Hogg su CNN, «Siete voi che dovete agire».

Come hanno agito gli adulti? L’onda d’urto di Parkland non ha ancora prodotto cambiamenti significativi a livello di legislatura federale, ma sarebbe sbagliato dire che non siano arrivati a nessun risultato. A marzo del 2018 lo Stato della Florida ha approvato una legge che rende possibile impedire a una persona con problemi di salute mentale l’acquisto di un’arma da fuoco.

Misura che prima non esisteva e che nel caso di Nikolas Cruz, l’autore del massacro di Parkland già segnalato per instabilità psicologica, avrebbe fatto la differenza. Nei primi nove mesi dall’approvazione della norma, i tribunali della Florida hanno emesso più di mille interdizioni. Altri otto Stati americani hanno adottato leggi simili.

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Nell’ultimo anno, i governi di vari Stati, repubblicani o democratici, hanno passato 76 leggi per il controllo delle armi. Tra queste, la Florida ha varato una norma che aumenta l’età minima per acquistare un’arma a 21 anni. L’approvazione di misure volte a liberalizzare la compravendita di armi è invece nettamente diminuita.

Secondo i dati della NRA, la potente lobby dei possessori di armi da fuoco, per la prima volta in sei anni gli Stati hanno approvato più leggi che controllano la compravendita delle armi che misure che la deregolamentano. A livello federale leggi di questo tipo sono bloccate dalla maggioranza repubblicana che continua a proteggere gli interessi dei possessori di armi, anche a causa della pressione esercitata dalla NRA.

Dalle elezioni di metà mandato, quando la Camera è passata a maggioranza democratica, i deputati americani hanno già approvato due leggi volte a limitare l’acquisto di armi da fuoco. Difficile però che i provvedimenti escano indenni dal Parlamento, con il Senato che resta a maggioranza repubblicana.

Ma il risultato più impressionante ottenuto da questa presa di parola è stato il risveglio politico di una generazione. Quando hanno capito che gli adulti non li avrebbero ascoltati, i giovani attivisti hanno incanalato la loro energia verso i loro coetanei. Sono saliti su autobus con megafoni e pezzi di carta e hanno girato gli Stati Uniti per convincere gli adolescenti ad andare a votare, così da rendere più basso il numero di membri del Congresso che sostengono la circolazione delle armi da fuoco.

La Marcia per le Nostre Vite è considerata una delle ragioni dello straordinario aumento di affluenza elettorale dei giovani americani alle elezioni di metà mandato che hanno portato i democratici a riprendere possesso della Camera.

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