Migranti, viaggio nelle pagine Facebook dove i trafficanti di uomini incontrano i clienti
Tre anni di ricerche. Centinaia di profili e pagine Facebook analizzate. Chiamate internazionali in arabo, interpreti, ricercatori sotto copertura infiltrati nelle reti dei mediatori. Dal 2014 il gruppo di ricerca eCrime dell'Università di Trento ha lavorato per capire come il traffico di uomini verso l'Europa è cambiato con l'uso dei social network.
Il primo rapporto completo è stato pubblicato nel 2017 e si intitola Surf And Sound, il ruolo di internet nel traffico di esseri umani. Un volume di 130 pagine in cui quello che emerge è un metodo utilizzato da diversi gruppi criminali. Dopo Surf And Sound i ricercatori non si sono fermati, anche adesso continuano a cercare e archiviare dati.
Annunci di viaggi, via mare o via terra, pubblicati su pagine Facebook o gruppi segreti. Tutti dall'Asia e dall'Africa verso l'Europa. Un tariffario che sembra quello di una compagnia di vacanze: «Una madre con dei bambini ha sempre diritto a uno sconto. Se portate cinque o sei persone con voi, allora viaggiate gratis».
E poi ancora recensioni dei servizi, con le foto delle nuove vite ricostruite in Germania, Italia e Francia. «Attenzione, bisogna stare attenti a questo ladro tunisino. Ha chiesto 5 mila euro per portare otto persone a Budapest e invece le ha lasciate al confine fra Serbia e Ungheria. Poi è scappato via».
Infiltrati e traduttori, come sono state raccolte le informazioni
Uno dei professori che hanno coordinato la ricerca è Andrea Di Nicola, un giurista esperto in criminalità organizzata e internazionale. Nel 2014 ha scritto un libro con Gianpaolo Musumeci: Confessioni di un trafficante di uomini, edito da Chiarelettere.
https://www.facebook.com/abdalaziz.khetrish/videos/1770466653007553/
Come è nata la vostra ricerca?
«Come spesso succede, tutto è partito da un bando dell'Unione Europea. Io avevo appena pubblicato un libro su questo argomento e avevo visto come erano cambiate le cose nel traffico di uomini con l'arrivo di social network e app di messaggistica. A livello europeo è la prima volta che viene fatta un'analisi così profonda. Ora stiamo continuando ad aggiornarla».
Quali sono state le prime mosse?
«Abbiamo iniziato immergendoci nell'ambiente da studiare. C'è voluto parecchio tempo per capire cosa stava succedendo. Uno dei primi passi è stato trovare le parole chiave usate dai trafficanti, sempre in arabo. Abbiamo dovuto anche creare profili falsi, fingerci migranti. Tutto per avere numeri di telefono, proposte e testimonianze».
https://www.facebook.com/yman.alseed.94/videos/228071901401758/UzpfSTEwMDAyOTAxODg4ODY1NTpWSzoyNDcxNDE1MTY2MjA2MzU3/
Insomma, da ricercatori siete diventati degli infiltrati
«Un po' come Donnie Brasco. Forse sì, infiltrati ma con le attenzione necessarie a rispettare i protocolli etici. Per noi è stato molto importante avere ricercatori e interpreti che sapevano parlare e scrivere in arabo».
Quali sono le rotte su cui vi siete concentrati?
«Nessuna in particolare. Abbiamo analizzato il traffico che va dall'Africa e dall'Asia verso l'Europa, soprattutto quello che parte da Libia, Marocco e Turchia. I mezzi per arrivare sono diversi. C'è chi offre trasporti su ruota e chi con le imbarcazioni».
E ora queste offerte vengono pubblicizzate alla luce del sole.
«Esatto. Basta fare una ricerca sul web utilizzando parole come "Schengen", "Viaggi in Europa" o "Visto". Compaiono subito le pagine gestite da questi intermediari. Ci sono prezzi, informazioni sul tipo di imbarcazione e video promozionali in cui si vedono i migranti che attraversano il mare».
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=120131119041844&set=gm.2482462815101592&type=3&theater&ifg=1
Esistono dei tariffari?
«Tutto dipende dalla rotta e dal mezzo. Un viaggio dalla Siria o dall'Afghanistan può costare anche 7 mila dollari. Dalla Libia invece siamo sui 500 dollari. Esistono anche sconti rivolti a gruppi di persone o alle famiglie, in base al numero di bambini. Molti poi, velatamente, offrono anche la possibilità di fornire documenti falsi».
Delle agenzie di viaggio in pratica. Che social network vengono utilizzati?
«Soprattutto Facebook e Twitter, qualcosa sta iniziando ad arrivare anche su Instagram. Questi social servono soprattutto per stabilire un contatto iniziale. Una volta conosciuto il trafficante, o l'intermediario come spesso viene chiamato, si passa ad altri sistemi di comunicazione. Vengono usate applicazioni come WhatsApp o Viber, più difficili da intercettare delle normali telefonate».
Perchè intermediari invece di trafficanti?
«Molto spesso queste figure vengono visti come salvatori. Abbiamo letto diversi commenti in cui i migranti o i richiedenti asilo li ringraziavano perché altrimenti sarebbero rimasti a casa, senza prospettive. L'idea che mi sono fatto è che ci siano molte zone di grigio. Alcuni di questi trafficanti sono criminali. Per altri invece la situazione è più complessa».
https://www.facebook.com/606124979726082/photos/a.606132726391974/692097151128864/?type=3&theater
Le pagine Facebook che avete analizzato agiscono da sole o sono legate a una rete più ampia?
«Non sono organizzazioni complesse. O meglio. Alcune, soprattutto in Turchia, sono più strutturate, una rete fatta da piccoli gruppi che interagiscono tra loro. Nelle nostre conversazioni telefoniche abbiamo capito che queste persone per organizzare un viaggio sentono più contatti in diversi Paesi».
Facebook, Twitter e Instagram possono fare qualcosa per fermare queste dinamiche?
«Le grandi piattaforme possono dotarsi di strumenti per riconoscere queste pagine. Esattamente come avviene per altri tipi di contenuti, come quelli legati alla pedopornografia. Anche noi adesso stiamo studiando dei sistemi per analizzare queste pagine in modo più automatizzato. Per adesso abbiamo cercato da soli pagina per pagina».