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Arrestati genitori di Renzi, nelle carte il ruolo della mamma: «Spostiamo i lavoratori da una coop all’altra»

18 Febbraio 2019 - 22:07 Sara Menafra
Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono accusati di aver defraudato le casse delle cooperative collegate alla società di famiglia

Sono accusati di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni, i genitori di Matteo Renzi, Tiziano e Laura, ora agli arresti domiciliari. Nel provvedimento di 97 pagine, si legge che «i reati per cui si procede consentono l’applicazione della misura cautelare richiesta, essendo puniti tutti con pena non inferiore nel minimo a 5 anni». E soprattutto, che «il modus operandi adottato da Renzi Tiziano e Bovoli Laura affinché Eventi 6 potesse avere a disposizione manodopera senza essere gravata di oneri previdenziali e fiscali è consistito nel costituire tre cooperative – Delivery, Europe service Srl e Marmodiv – poi destinandole all’abbandono appena raggiungevano uno stato di difficoltà economica».

L’accusa della procura

Secondo la ricostruzione, l’indagine è una specie di gioco delle tre carte, in cui a gestire sono Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, anche se i nomi delle cooperative cambiano sempre. Un meccanismo – dice il gip di Firenze Angela Fanteschi – che va avanti praticamente dal 2010, quando la Delivery per la prima volta non paga una parte delle tasse. Al di là del tempismo dell’indagine che – visto il contestuale voto in aula sulle accuse a Matteo Salvini è di certo destinato a far discutere – i pm di Firenze ricostruiscono una dinamica radicata nel tempo.

Un giro di cooperative aperte e chiuse, ma in modo che a guadagnarsi fosse sempre la Chil Post, poi Eventi6: «In sostanza, secondo la ricostruzione del pm la societa Chil Post (poi Eventi 6) si sarebbe avvalsa del personale, formalmente assunto dalle cooperative le quali, non appena raggiunta una situazione di difficoltà economica, sono state dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali, ed abbandonate al fallimento».

Le cooperative si sarebbero succedute nel tempo, mantenendo tuttavia gli stessi dipendenti e gli stessi clienti e una di queste, la Marmodiv, avrebbe poi svolto attività di sovraffatturazione per consentire alla Eventi6 di evadere le imposte. In quest’ultimo giro di pagamenti fittizi retribuiti in contanti c’entra anche Andrea Conticini, cognato dell’ex premier, l’anno scorso coinvolto in una indagine sulle commesse di Unicef.

Gli amministratori falsi

La prima delle cooperative coinvolte nel disastro fiscale è la Delivery, costituita in data 14 giugno 2009, con membri del cda che cambiano più volte e spesso non sanno neppure del ruolo ricoperto. Una Lavinia T, dice che all’epoca dei fatti studiava Belle Arti e siccome Tiziano era un amico di famiglia era andato dal Notaio a firmare qualcosa, senza ben capire. Stessa storia per l’addetto agli automezzi, Carlo F. che su richiesta dell’autista del camper di Matteo Renzi – Bargilli, anche lui indagato perché amministratore all’epoca del dissesto – aveva fornito all’azienda la patente e aveva poi considerato i 500 euro ricevuti un pagamento per gli automezzi, non certo per il ruolo nel cda di cui, dice, non sapeva nulla. La Delivery finisce in difficoltà quasi subito, nel 2010 già non paga i contributi previdenziali. Al momento del dissesto, però, sia Tiziano sia “Lalla” Bovoli sanno cosa fare, costituire una nuova cooperativa.

Il ruolo di mamma Renzi

È la signora Bovoli a gestire il passaggio: «Paghiamo i dipendenti e facciamogli firmare le dimissioni. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne dei vini e dei volantini sarà costretta a riassumerli, non esistono alternative». Nasce così la Europe Service Società Cooperativa che, sebbene con altri dirigenti, viene di fatto gestita dai Renzi, dice la procura di Firenze. Anche qui, la mail decisiva è quella di Laura Bovoli: «Ti allego nota di credito e mastrino, questa se ti va bene è la risposta alla domanda su cui subentra». Tiziano, poi, al telefono con i presunti vertici della cooperativa ordina chi deve fare cosa, sia per questa società sia per la Marmodiv, la terza delle cooperative interessate dall’indagine: «Sono in debito con te, chiedimi qualunque favore», dice a uno degli amministratori.

Le fatture false

La Marmodiv si sarebbe anche occupata di fare fatture per operazioni inesistenti. A raccontarlo è il titolare di una delle ditte coinvolte, che ha ammesso tutto: «La Marmodiv è gestita da prestanomi, tra i quali Andrea Conticini, cognato di Matteo Renzi, che guidava Eventi 6, le fatture che mi avete esibito, devo ammettere che sono false. Mi fu chiesto di aprire una partita iva ed emettere le fatture che mi avete mostrato.Restituivo in contanti per intero, so che ci pagano in nero i dipendenti».

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