Uccise compagna strangolandola, i giudici d’Appello dimezzano la pena: «Fu tempesta emotiva»

Michele Castaldo, 57 anni, era stato condannato a 30 anni in primo grado con rito abbreviato. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bologna hanno concesso le attenuanti. I due stavano insieme da un mese

Condannato a 30 anni in rito abbreviato per aver ucciso nell’ottobre del 2016, strangolandola a mani nude, Olga Matei, la donna con cui stava da  appena un mese, Michele Castaldo, 57 anni, in Appello ha ottenuto un forte sconto di pena. Secondo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bologna, Castaldo avrebbe ucciso la Matei, 46enne, per una «tempesta emotiva» scatenata dalla folle gelosia che lo accecava.


Nella sentenza emanata lo scorso 16 novembre, le cui motivazioni sono state depositate oggi, i giudici del tribunale di Bologna, pur riconoscendo l’aggravante, hanno deciso di ridurre la pena di Castaldo concedendo le attenuanti generiche, nonostante il pg Paolo Giovagnoli avesse chiesto di confermare la condanna a 30 anni inflitta da Gup di Rimini per omicidio aggravato da motivi abietti e futili.


Nelle motivazioni della sentenza, i giudici hanno spiegato che sulla decisione di ridurre la pena a 16 anni ha influito la confessione spontanea dell’uomo. Inoltre, per i magistrati, «sebbene la gelosia provata dall’imputato fosse un sentimento certamente immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione, determinò in lui, a causa delle sue poco felici esperienze di vita una soverchiante tempesta emotiva e passionale che si manifestò subito dopo anche col teatrale tentativo di suicidio».

Insomma, per i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bologna, la condizione dell’omicida sarebbe stata «idonea a influire sulla misura della responsabilità penale» e, dunque, per questo motivo la condanna all’ergastolo in primo grado, ridotta a 30 anni per effetto del rito abbreviato, è passata a 16 anni, ovvero 24 anni, ridotti di un terzo per effetto del rito.

«Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata», raccontò Castaldo all’epoca dei fatti parlando anche della «freddezza» con cui la compagna l’aveva lasciato. Subito dopo l’omicidio, il 57enne tornò a casa e cercò di suicidarsi. Dopo aver bevuto del vino mischiandolo a dei farmaci, provò ad uccidersi e nel biglietto preparato poco prima del tentativo di suicidio e indirizzato alla sua cartomante scrisse: «Cambia lavoro, l’ho uccisa e mi sto togliendo la vita, non indovini un c****». 

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