I movimenti che vogliono ridisegnare l’Europa: EKRE il partito estone (salviniano) che sogna di uscire dall’Ue

Il partito di destra EKRE è arrivato terzo alle recenti elezioni politiche in Estonia, con il 18% dei voti. Alle prossime europee cercherà di replicare il risultato, portando almeno un paio di deputati a Strasburgo. Nel frattempo, secondo il loro giovane e controverso esponente Jaak Madison, ha già preso contatto con alcuni esponenti della Lega di Matteo Salvini. E sogna un referendum per uscire dall’Ue

Nelle elezioni europee di maggio andrà in scena il conflitto tra governi populisti e liberali. L’Estonia è uno dei teatri dove questo antagonismo sta diventando sempre più concreto. Stella nascente della politica estone, il partito di estrema destra EKRE potrebbe minacciare il neoeletto governo liberale, conservatore ed europeista. EKRE, che sta per Partito Conservatore del Popolo, ha raddoppiato la sua base elettorale alle elezioni dello scorso 3 marzo, passando da 7 a 19 seggi in Parlamento.


Già candidato alle elezioni europee nel 2014, EKRE aveva raccolto il 13% dei voti, non abbastanza per aggiudicarsi un seggio a Strasburgo. Questo secondo tentativo potrebbe avere esiti ben diversi. La popolarità del partito è aumentata negli ultimi cinque anni, grazie anche alla sua retorica anti élite che ha contribuito a renderlo il primo in termini di like su Facebook. Inoltre, secondo Jaak Madison, esponente di EKRE, il partito potrebbe stringere alleanze di grosso calibro, tra cui quella con la Lega di Matteo Salvini.


I movimenti che vogliono ridisegnare l'Europa: EKRE il partito estone (salviniano) che sogna di uscire dall'Ue foto 2
Jaak Madison

In un Paese dove la divisione urbano-rurale è estremamente marcata, il partito ha già proposto in passato l’Estonexit e ha raccolto consensi promuovendo posizioni anti-immigrazione e in difesa della sovranità nazionale contro una possibile espansione delle competenze dell’Unione Europea. L’Estonia è tendenzialmente europeista (l’80% della popolazione crede che il Paese abbia beneficiato dell’entrata nella Ue), ma è anche fortemente patriottica, un equilibrio politicamente delicato.

L’ala giovanile e identitaria di EKRE, Blue Awakening, organizza di frequente marce nazionaliste illuminate soltanto dalle luci delle fiaccole. A motivare la forte vocazione a difendere la propria identità nazionale è stata la cosiddetta «invasione dei rifugiati». Dei 550 rifugiati che spettavano all’Estonia, hanno raggiunto il paese solo in 206, di cui 80 hanno già lasciato il territorio. Il 30% circa della popolazione estone è però considerata immigrata: 87 mila russofoni, che si sono stabiliti nel Paese da generazioni, non sono mai diventati cittadini estoni e sono considerati apolidi.

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Fiaccolata organizzata da EKRE il 24 febbraio a Tallinn in occasione Giornata dell’Indipendenza estone

Il sentimento nazionalista in Estonia è invece motivato da un vicino scomodo. Al contrario di altri partiti populisti est-europei, EKRE ha infatti un atteggiamento spiccatamente ostile alla Russia. Il partito ha promesso di chiudere le scuole dedicate alla minoranza russa del Paese, dove è scolarizzato circa il 20% degli studenti estoni. La base ideologica etno-nazionalista è diventata una vera e propria organizzazione politica nel marzo 2012, quando il partito agricolo centrista Unione dei Popoli dell’Estonia e il gruppo nazionalista Movimento Patriottico Estone si sono uniti.

Tõnis Saarts, politologo dell’università di Tallinn, ha descritto la posizione di EKRE sulla democrazia liberale, i diritti umani e civili, lo stato di diritto e la separazione dei poteri, come «molto ambigua». Ne abbiamo parlato con Jaak Madison, 27 anni, esponente del partito e politico più giovane ad aver mai fatto parte del parlamento estone. Madison è una figura controversa: ha espresso posizioni radicali contro le minoranze russe, ha definito le persone omosessuali «deviate» e, nel 2015, i media locali hanno portato alla luce un vecchio post su un blog in cui il deputato faceva notare alcuni «aspetti positivi» del regime nazista.

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Jaak Madison

Credete di poter replicare il vostro successo nelle elezioni nazionali anche alle europee di maggio?
«Difficile fare previsioni. Immagino che probabilmente prenderemo tra il 15 e il 20 % dei voti. Dipende anche dall’affluenza che l’ultima volta nel 2014 è stata soltanto del 35 %. E ovviamente anche dal risultato ottenuto dagli altri partiti, dal Partito di Centro e il Partito Riformatore, che sono più favorevoli all’Unione europea. Ma se riusciremo a ottenere dal 15 al 20 %, dovrebbe essere possibile portare almeno uno, forse due deputati in Europa»

Lei spera di essere uno di questi?
«La nostra lista è composta al massimo di 9 deputati – il totale di seggi disponibile nell’europarlamento per l’Estonia sono 7 – e io potrei essere uno di questi. Ma dipenderà ovviamente da chi prenderà più voti».

Se doveste riuscire ad approdare al Parlamento europeo, il vostro obiettivo sarà fare campagna per un referendum per portare l’Estonia fuori dall’Ue?
«Se l’Unione europea dovesse continuare sulla stessa rotta allora può darsi che sarà necessario, un giorno, indire un nuovo referendum per chiedere ai cittadini se rimanere o uscire. Non possiamo sapere per certo se e quando questo giorno arriverà. A noi attualmente non piace l’Unione europea così com’è. Non ci piace lo strapotere della Commissione composta da membri non eletti, non ci piace che circa la metà delle nostri leggi vengano dettate dall’Unione europea. Noi vogliamo riportarla a com’era nel 2003, quando siamo entrati a farne parte».

Cos’è cambiato esattamente da allora?

«Sta venendo meno la sovranità dei parlamenti nazionali. E non ci sono segni incoraggianti in questo senso. Per esempio non ci piace il progetto proposto da Emmanuel Macron di creare un ministero europeo per gli affari finanziari. Non ci piace inoltre il fatto di avere una singola politica migratoria con obblighi condivisi per tutti i Paesi membri. E neppure la proposta di creare un esercito europeo: un’idea folle visto che facciamo già parte della Nato».

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Fiaccolata organizzata da EKRE il 24 febbraio in occasione della Giornata dell’Indipendenza estone

Perché siete convinti che l’Estonia possa stare meglio fuori dall’Ue, visto che la maggior parte del vostro commercio avviene con altri Paesi europei? Non vi spaventa l’esempio della Brexit?
«Devo dire che nel caso dovessimo indire un referendum, la decisione sarà presa collegialmente con altri Paesi, i nostri partner regionali con cui abbiamo anche dei forti rapporti commerciali. Anche nel caso del Regno Unito ci sono dei partiti che sono a favore dell’uscita e altri che non lo sono e che ipotizzano la possibilità che possa portare a gravi problemi economici. Bisognerà aspettare almeno 4 anni per capire quale delle due parti ha ragione».

Per Paesi alleati intende dire i partner della Nuova Lega Anseatica?
«Se sei un Paese piccolo devi per forza cooperare di più con i tuoi vicini. Per esempio è impossibile pensare che il Portogallo possa prendere una decisione di questo genere senza però tenere conto di quello che fa la Spagna. Lo stesso vale per Estonia, Lettonia e via discorrendo».

Parliamo di immigrazione. L’Estonia ha accolto un numero molto ridotto di migranti dal Mediterraneo, circa 200 su una popolazione di 1,3 milioni, ovvero circa 0.01%. Molti meno rispetto ad altri Paesi come l’Italia. Non vi sembra giusto accogliere più persone?
«Credo che sarebbe una buona idea se anche noi potessimo redistribuire nell’Ue tutti i gli immigrati arrivati nel nostro Paese dall’Est, che costituiscono circa il 25% della popolazione. In Germania per esempio la percentuale di immigrati è di circa il 10% rispetto alla popolazione totale. La solidarietà è un bel concetto, ma non aiuta a risolvere i problemi a cui andiamo incontro, ovvero il fatto di mettere in sicurezza i nostri confini. È lo stesso motivo che ha portato la Lega e il Movimento 5 Stelle a vincere in Italia».

A proposito della Lega: sono vostri naturali alleati nel Parlamento europeo? O sceglierete di seguire il cancelliere austriaco Sebastian Kurz nel Partito popolare europeo
«Probabilmente ci uniremo alla Lega. Siamo già in contatto con alcuni deputati nell’Europa delle Nazioni e della libertà e vorremmo continuare a cooperare con loro».

Vi definite un partito nazionalista estone. Cosa vuol dire? E perché secondo lei è un’ideologia che piace anche ai giovani?
«Essere nazionalista in Estonia vuol dire essere patriottico. Non credo ci sia nulla di strano, anzi. La maggior parte degli estoni sono patriottici, quindi è un’idea che piace molto. Credo che essere patriottici sia molto importante in un Paese piccolo con un così alto numero di immigrati. Si tratta di un problema che nei Paesi molto più grandi come l’Italia non potete capire. Sarebbe un suicido per noi non essere patriottici».

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