Sindaco espone nell’ufficio il giuramento delle SS, ma poi ci ripensa e lo rimuove

Sul caso del primo cittadino che aveva esposto nel suo ufficio una riproduzione del giuramento delle Waffen SS, i reparti non tedeschi delle Schutzstaffel, è intervenuto il prefetto costringendo il sindaco a togliere il manifesto

Un manifesto nazi-fascista nell'ufficio del sindaco. Possibile? A quanto pare, immagini alla mano, sì. Siamo a Condofuri, paesino costiero della provincia di Reggio Calabria di 5 mila anime. Il sindaco del paese è Tommaso Ilara, eletto il 10 giugno 2018 con la lista civica Rilanciamo Condafuri.


Il manifesto, con tanto di croce celtica, è una copia del giuramento del battaglione italiano delle Waffen SS, braccio militare delle Schutzstaffel; insomma, delle truppe non tedesche che si unirono alle forze di occupazione e che furono responsabili, insieme ai nazisti, di numerose atrocità durante la Seconda Guerra Mondiale e in particolare durante la Resistenza.


Il sindaco Ilara riceve i cittadini nel proprio ufficio, quindi, con alle spalle in bella vista un poster che inneggia a un reparto nazista fra una croce, un distintivo decorato con le insegne di un reparto militare e un quadretto a sfondo religioso.

Nei primi secondi del video è riconoscibile in alto sulla destra il manifesto nazi-fascista.

A rivelare la presenza dell'inquietante manifesto è stato l'ex sindaco del paese Salvatore Manfrici che insieme all'Anpi ha denunciato il primo cittadino Ilara per apologia di fascismo. Nell'esposto che accompagna la denuncia si legge: «Oltremodo oltraggioso deve ritenersi il comportamento del sig. Tommaso Iaria che ha pensato bene di sostituire il quadro raffigurante il Presidente della Repubblica con il manifestato in questa sede denunciato (chiara manifestazione ed esaltazione di principi, simboli, slogan propri del nazi-fascismo!)»

Questo il testo del manifesto:

«Io, figlio del fuoco scelgo di essere me stesso, individuo assoluto, di amare la mia tristezza, il mio orgoglio, la mia solitudine, di amare il Fato, la gioia e la morte.

Scelgo la bellezza, ciò che è difficile, l’ordine naturale delle cose, il superamento di ciò che in me è ancora troppo umano, il simbolo solare di una impersonalità attiva, l’intransigenza e l’incrollabilità cristallina di una forma interiore al di là del bene e del male, il disprezzo di ciò che è piccolo, meschino, servile, brutto, timoroso, conformista, basso, vile, normale, il misurarmi con il mondo per vincerlo, l’obbedienza totale al mio libero codice d’onore ed il riso di scherno in faccia alla morale, alla legge del popolo, alla gente e al suo modo di essere.

Scelgo l’azione e la sfida, l’essere eroico, libero, aristocratico, la militanza nazionalrivoluzionaria, per la costruzione dell’Europa, una, nazionale, aristocratica, socialista, corporativa, imperiale, pagana, libera, guerriera, pagando di persona se dovrò, la lotta con la vita, la vita come gioco, il gioco come lotta. Scelgo di vivere nell’idea, di essere l’idea.

Il mio Onore si chiama Fedeltà».

Sul caso è intervenuto il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, che ha chiesto spiegazioni al primo cittadino di Condofuri. Tommaso Ilara allora ha deciso di togliere il manifesto. «È stato rimosso», ha detto il sindaco al prefetto

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