«Dacci un figlio e ti lasceremo andare»: la tratta delle spose birmane vendute ai cinesi

«I matrimoni forzati ci sono in molti Paesi del mondo, ma ciò che avviene in Cina è molto più sinistro: le famiglie benestanti non cercano realmente una fidanzata per i rampolli, ma un bebè». Il report scioccante di Human Rights Watch sul traffico di donne birmane

Al suo risveglio, Nang Nu Tsawm non era più in Birmania. La ragazza di 14 anni non riusciva a decifrare le scritte in lingua cinese che scorrevano fuori dal finestrino del treno. Non capiva come fosse finita su quel vagone, chi era l’uomo che le sedeva accanto e, non potendo leggere i cartelli, dove si trovava quando fu costretta a scendere dalla carrozza.


Nang Nu Tswam è stata drogata mentre era al lavoro in una fabbrica di scarpe nel Nord della Birmania. Solo qualche tempo dopo ha scoperto quale fosse lo scopo del suo rapimento e il prezzo pattuito per il suo corpo: 12.700 dollari americani per sposare un giovane cinese di 15 anni e dargli dei figli. Cinque anni prigioniera di una famiglia in Cina.


Una bambina e un bambino dati alla luce in una casa che non era la sua. Poi, quando la polizia è stata allertata per altri casi della cosiddetta “tratta delle spose”, ha fatto un blitz nell’abitazione. Nang Nu Tswam è stata arrestata per immigrazione illegale. Dopo settimane di custodia è stata espulsa e rispedita in Birmania. Non ha mai più rivisto i suoi due figli.

I numeri della tratta delle spose

L’ong Human Rights Watch (Hrw) ha raccontato la sua e la storia di altre 36 donne di etnia Kachin e Shan, nel Nord della Birmania, sopravvissute al traffico di esseri umani e rientrate nel proprio Paese. Ma il report di 112 pagine ritiene il fenomeno così diffuso da interessare migliaia di giovanissime birmane, portate in Cina con la promessa di un lavoro ben retribuito vicino alla frontiera o letteralmente drogate e fatte sparire dalle fabbriche e dai campi per gli sfollati. Secondo l’Università John Hopkins negli Stati Uniti, si stima che i matrimoni forzati tra bimbe e donne birmane e uomini cinesi siano stati più di 7.500 dal 2013 a oggi. Due su tre sono state obbligate ad avere figli.

Un lungo viaggio inconsapevole

Uno schema che si ripete: vendute a un trafficante da un famigliare o da chi gestisce i campi, arrivano in Cina e vengono segregate in camere di hotel. Il viaggio è lungo, una sequenza di auto, bus e treni che dura anche settimane, durante le quali le vittime sono ripetutamente drogate. Gli acquirenti, poi, fanno la propria offerta che oscilla solitamente tra i 3.000 e i 13.000 dollari: il prezzo cambia in base alla bellezza. Dopodiché sono portate in casa e chiuse in una camera: il loro compito sarà sposare il rampollo cinese e, soprattutto, dargli dei figli. Chi riesce a scappare dopo mesi di stupri e violenze, è costretta ad abbandonare i neonati.

Le ragioni del traffico di spose

Ma come è nata la tratta delle spose? E perché una famiglia dovrebbe comprare una sposa per il proprio figlio? La percentuale di donne nella popolazione cinese è crollata a partire dal 1987 e il gap tra maschi e femmine cinesi tra i 15 e i 29 anni è in rapida crescita. I ricercatori stimano che in Cina ci siano tra i 30 e i 40 milioni (milioni!) di missing woman: sono quei feti abortiti, quelle neonate abbandonate, sono le vittime della politica del figlio unico, che induceva i genitori ad accettare soltanto la nascita dei figli maschi.

Sul lato birmano

Se dal lato cinese è l’aborto selettivo di massa ad aver creato questa necessità di colmare il vuoto di donne per la costruzione di una famiglia, in Birmania è la difficilissima condizione economica, soprattutto negli Stati del Nord come Kachin e Shan, ad aver permesso la nascita di questo tipo di traffico. Nei campi per gli sfollati si stima vivano oltre 100.000 persone che non trovano lavoro o finiscono per essere sfruttati in fabbriche fatiscenti per uno stipendio di pochi dollari (Nang Nu Tsawm guadagnava 38 $ al mese).

Nelle zone dove ogni giorno si lotta per la sopravvivenza, un parente o qualcuno che lavora nei campi per gli sfollati diventa facilmente corruttibile per una cifra media di 8.000 dollari. Per ingannare i famigliari sulle opportunità lavorative che si prospettano in Cina, la mancanza di informazione e di cultura fa il resto.

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