«Il profitto rende liberi»: l’ad di Volkswagen cita la scritta di Auschwitz. Gli azionisti: «Si dimetta»

«Ebit macht frei» significa «Il profitto rende liberi». Un chiaro rimando al motto nazista, scritto all’entrata di Auschwitz e di altri campi di concentramento nazisti

Herbert Diess, l'amministratore delegato di Volkswagen, ha usato in un meeting la frase: «Ebit macht frei». Lo slogan, che significa «Il profitto rende liberi», avrebbe dovuto essere impiegato per motivare i dipendenti a incrementare il guadagno dell'azienda. La frase rappresenta però un chiaro rimando allo slogan nazista «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), scritto all'entrata di Auschwitz e di altri campi di concentramento nazisti. Il fatto ha suscitato l'indignazione delle società civile, di dipendenti e azionisti. 


«Il profitto rende liberi»: l'ad di Volkswagen cita la scritta di Auschwitz. Gli azionisti: «Si dimetta» foto 2


L'entrata di Auschwitz-Birkenau

In un'intervista al Financial Times, un investitore statunitense della casa di produzione automobilistica ha affermato, riguardo a Diess: «Penso che sarà licenziato», e ha aggiunto: «Sono un po' combattuto: da un lato penso che sia uno dei pochi manager capace di far andare la società nella direzione giusta, dall'altro la sua frase è cosi offensiva che non penso sia possibile scusarlo».

Ulrich Hocker, che rappresenta un buon numero di investitori tedeschi, ha affermato che la frase di Diess è «ridicola» e che non è «una cosa che si può dire in Germania». Anche il Council of Jews in Germany, il Concilio degli Ebrei tedeschi, ha espresso in una nota la sua indignazione: «È gravissimo che i vertici di una delle più importanti aziende al mondo ricorrano, per incitare i propri dipendenti ad aumentare la produzione, a parole d’ordine rappresentative dell’ideologia del Terzo Reich». 

«Il profitto rende liberi»: l'ad di Volkswagen cita la scritta di Auschwitz. Gli azionisti: «Si dimetta» foto 1

Herbert Diess, amministratore delegato di Volkswagen. Il 20 marzo 2019 a Wolfsburg

Quando un giornale ha riportato per la prima volta lo slogan coniato da Diess, Volkswagen l'ha definito «inappropriato e difficile da comprendere». Molti impiegati hanno allora dichiarato che l'amministratore delegato l'aveva già usato in molte altre occasioni. Diess si è scusato, affermando che non era nelle sue intenzioni alludere al nazismo o a Hitler, che ha creato Volkswagen nel 1930. Secondo l'amministratore delegato, la frase era già stata coniata prima dell'avvento del Führer.

«Desidero esprimere il mio rammarico per il dolore che il motto da me ideato ha causato nell’animo di tanta gente» ha affermato Diess, «non avevo alcuna intenzione di elogiare il nazismo, volevo solo stimolare l’attenzione dei dipendenti Volkswagen sull’importanza del contribuire a generare sempre maggiori profitti per l’azienda». Il riferimento a Auschwitz, dove l'amministratore delegato è andato in visita nel novembre scorso, è però chiaro, ed è difficile credere che Diess non se ne sia accorto. 

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