Algeria, dimissioni Bouteflika: addio dopo 20 anni al potere

Fondamentali non soltanto le manifestazioni, ma anche le pressioni dell’esercito. Il suo successore dovrebbe essere Abdelkader Bensalah, già presidente del Consiglio della Nazione dal 2002

Ci sono volute circa quattro settimane di proteste per fare dimettere il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, al potere da quasi vent’anni. Questa volta le manifestazioni, iniziate dopo l’annuncio che il presidente si sarebbe ricandidato per la quinta volta, non si sono fermate, come invece era avvenuto nel 2011, durante la cosiddetta Primavera araba.


Non è bastato il suo ritorno in patria da una clinica in Svizzera, come non è bastata la lettera alla nazione e la rinuncia – in extremis – alla candidatura. Alla fine Bouteflika ha dovuto dimettersi subito, qualche settimana prima delle elezioni.


Bouteflika, diventato un eroe nazionale dopo essere stato uno degli attori principali della comclusione della Guerra civile nel 2001, aveva subito un ictus nel 2013, che lo aveva ridotto in sedia a rotelle. D’allora il presidente 82enne era apparso raramente in pubblico.

Le sue cattive condizioni fisiche associate alla sua età venerabile (82 anni compiuti recentemente) lo rendono, agli occhi dei manifestanti, poco adatto a ricoprire il ruolo di presidente della Repubblica. Un ruolo che Bouteflika avrebbe ricoperto in modo simbolico negli ultimi anni, lasciando che fossero altri ad occuparsi di governare il Paese.

Come a voler certificare questa tesi, qualche ore prima dell’annuncio delle sue dimissioni il Capo di Stato maggiore dell’esercito algerino, il General Ahmed Gaïd Salah aveva chiesto di avviare immediatamente la procedura costituzionale per rimuovere Bouteflika dal potere, dichiarando nullo l’annuncio del giorno precedente da parte del Presidente che si impegnava a rimanere al potere fino alle elezioni. Secondo l’esercito l’autore non era Bouteflika ma «dei soggetti non costituzionali».

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