«Le fate hanno rubato i nostri bambini»: il viaggio di Open nell’autismo con Chiara, Giada e Roberto

In occasione della giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, tre storie per conoscere un mondo lontano e vicinissimo: troppo spesso incompreso 

Oggi è la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. A festeggiarla, un bambino su 77 in Italia, e più dell’1% dell’intera popolazione mondiale.Le diagnosi di autismo crescono di anno in anno: sono migliorate la capacità e la precocità con cui lo riconosciamo, ma al tempo stesso cresce la percezione di quanto sia una condizione diffusa.


Tra dubbi e incertezze, nel tempo sono emersi alcuni dati inconfutabili. L’autismo riguarda tutti i gruppi etnici e socioeconomici. Viene diagnosticato di meno e più tardi nelle fasce di popolazione più svantaggiate. Prima si interviene meglio è. E no, non è causato dai vaccini.


La ricerca indica che i fattori genetici e la loro interazione con l’ambiente di crescita giocano un ruolo fondamentale. Oggi si parla di spettro autistico, per dare un senso a una condizione che ha un ampio ventaglio di sintomi comuni ma espressioni molto diverse – con gradi di disabilità molto diversi – di persona in persona.

I nostri strumenti sono ancora imperfetti: per la relativa giovinezza dell’indagine scientifica, ma anche perché, appunto, ogni persona autistica è un essere umano singolo e complesso, formato dalle sue esperienze personali, dal suo carattere, e dal suo ambiente.

Tre persone autistiche ci hanno accompagnato in tre diversi momenti della loro giornata, per raccontare a Open il loro mondo. Siamo andati a scuola con Chiara, 17 anni, e la mamma Simona, 55, che da psicologa psicoterapeuta lavora per Auticon, l’unica azienda al mondo ad impiegare come consulenti IT esclusivamente persone autistiche.

Abbiamo passato il pomeriggio con Giada, 17 anni, che con la sua maestra Cristina Balzaretti ha scritto Miaooo! La mia vita a quattro… ops… due zampe un’autobiografia che racconta la vita di una ragazza autistica “ad alto funzionamento”. Abbiamo cenato con Roberto, 54anni. La diagnosi di autismo per lui è arrivata quattro anni fa: «Un verdetto di non colpevolezza», dice.

Oggi scrive e parla di neurodiversità in tutta Italia; tramite il sito Autiewiki e la pagina Facebook Neuro(A)tipici si occupa di promuovere una prospettiva autistica dell’autismo, portandolo dal solo contesto medico dentro la cultura e la società. Tre storie molto diverse per provare a conoscere meglio un mondo lontano e vicinissimo. Buon viaggio.

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