Intelligenza artificiale, il governo annuncia 4 milioni di euro per i dottorati di ricerca. Basteranno?

In un’intervista al «Corriere della Sera», il ministro dell’Istruzione Bussetti parla di investimenti e piani di sviluppo per sostenere la ricerca in queste tecnologie. L’obiettivo è creare una rete nazionale di coordinamento e aprire nuovi percorsi di dottorato

Macchine in grado di comunicare tra loro e software che pensano come gli esseri umani. Benvenuti nella quarta rivoluzione industriale, quella serie di trasformazioni che stanno cambiando il modo di produrre oggetti e servizi. Fra le tecnologie più importanti per questa trasformazione ci sono quelle legate all'intelligenza artificiale.


In un'intervista al Corriere della Sera il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, quota Lega, spiega che proprio in questo settore verranno investiti nuovi fondi, dedicati soprattutto ai dottorati di ricerca. «Prevediamo lo stanziamento di 4 milioni di euro per finanziare nuovi dottorati». Basteranno? Andiamo con ordine.


Una strategia nazionale

Il ministro Bussetti punta a un progetto coordinato per tutto il Paese. Un piano che coinvolga diversi atenei e che si estenda su tutta la penisola. «L’intelligenza artificiale è il pilastro della nuova rivoluzione industriale, che cambierà in profondità la nostra società e la nostra economia. Perché consentirà di migliorare la qualità della vita per esempio sulle grandi sfide che riguardano la salute, l’ambiente e il cibo».

Per realizzare questo progetto è necessario creare una rete in cui sono inserite realtà diverse. «Si dovrà sviluppare una strategia italiana sull'intelligenza artificiale, in stretto raccordo con il capo dipartimento del ministero Giuseppe Valditara, coordinando il meglio della ricerca italiana». Un progetto che passa anche dalla creazione di nuovi dottorati. «L’idea di base è quella di offrire una formazione di altissimo livello in questo campo».

Intelligenza artificiale, il governo annuncia 4 milioni di euro per i dottorati di ricerca. Basteranno? foto 1

L'intelligenza artificiale è uno dei pilastri della quarta rivoluzione industriale

Qualcosa del genere, in parte, già esiste. Si chiama Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti del Consorzio interuniversitario per l'informatica ed è un coordinamento che coinvolge 45 laboratori di ricerca che si occupano di intelligenza artificiale in tutta Italia. Lo scopo di questa struttura, guidata da Rita Cucchiara, è quello di fare “massa critica” sull'intelligenza artificiale, scambiando competenze fra i diversi atenei e partecipando insieme ai bandi europei.

Il crollo dei dottorati in Italia

La cifra annunciata dal ministro Bussetti può sembrare alta. Per capirla meglio bisogna però accostarla ad altri numeri che chiariscono meglio quale sia la situazione della ricerca universitaria in Italia. Partiamo da un dato. Nel 2017 Adi, l'associazione italiana dei dottori di ricerca, ha presentato in Senato la VII indagine su dottorati e post-doc.

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Dal 2007 al 2017 il numero dei posti disponibili per un dottorato di ricerca in Italia è sceso del 41,2%

Il dottorato di ricerca è il titolo accademico più alto che si può ottenere in Italia. Il post-doc invece è un assegno di ricerca che si può avere con le università solo dopo aver completato il dottorato. Di solito un dottorato dura in Italia tre anni, all'estero invece è possibile arrivare anche a quattro. Oltre confine questo titolo è conosciuto meglio come PhD, una abbreviazione tratta dal latino: Philosophiae Doctor. 

L'immagine restituita da Adi non è molto confortante. Nonostante nel 2017 si fosse registrato un aumento di posti per un bando di dottorato, +5,5% rispetto al 2016, prendendo in considerazione i dieci anni questo dato è sceso del 41,2%. 

In tutto alla fine del 2017 i posti a bando erano 9250. Non molti, soprattutto se paragonati al resto d'Europa. Il numero di dottorati ogni mille abitanti è 0,5, un numero che proietta l'Italia in fondo alla classifica, appena sopra a Malta. Una posizione ben lontana da Paesi come Svizzera, Austria o Germania che superano quota 2. 

I fondi per la ricerca, la relazione del Cnr

Allargando lo sguardo a tutto il settore della ricerca, i dati non sono più confortanti. Nel 2018 l'Italia è al dodicesimo posto per investimenti in ricerca in Europa, dopo Repubblica Ceca e Slovenia. In questo settore, tra pubblico e privato, viene investito circa l'1,3% del Pil. Il Governo, da solo, si occupa di sovvenzionare la ricerca per lo 0,5%.

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In Italia viene investito in ricerca l'1,3% del Pil

E le cifre degli stanziamenti sono in calo, come dimostra la Relazione sulla ricerca e innovazione in Italia presentata dal Cnr nel giugno 2018, Il Cnr è il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più grande ente pubblico di ricerca italiano. Dal 2002 al 2016 gli stanziamenti del ministero dell'Istruzione per gli enti pubblici di ricerca sarebbero scesi da 1,87 miliardi di euro a 1,48 miliardi. Un perdita che, solo per il Cnr, è stata di 149 milioni di euro. 

Nel 2018 la quota destinata al funzionamento degli Enti e delle Istituzioni di ricerca è arrivata a 1,07 miliardi di euro, senza contare i fondi per i progetti straordinari e per quelli con valenza internazionale Calcolando queste voci si arriva quasi a 1,6 miliardi. I 4 milioni di euro promessi da Bussetti per i nuovi dottorati sull'intelligenza artificiale sono quindi una percentuale minima di investimento: lo 0,2%. Non molto per un settore che dovrebbe essere strategico per il futuro del Paese. 

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