Cosa ha fatto il Governo giallo-verde per sostenere le famiglie?

di OPEN

Con l’aiuto dell’Inps abbiamo recuperato alcuni dati sui sussidi per le famiglie previsti nella Legge di bilancio di dicembre 2018. Ma anche i pareri «amici» non sono del tutto positivi, come dimostra la nostra intervista all’esperto Pietro Boffi

La partecipazione di Matteo Salvini e Lorenzo Fontana al Congresso mondiale per le famiglie di fine marzo a Verona ha riacceso l’attenzione sulle politiche famigliari del Governo giallo-verde. Luigi Di Maio ha più volte preso le distanze dal Congresso – tacciandolo di essere medioevale– ma il contratto di Governo prevede anche un piano per le famiglie, condiviso dalla Lega e il Movimento 5 stelle, come soluzione all’inverno demografico, tema centrale del Congresso di Verona.


L’attenzione nella legge di Bilancio 2019 effettivamente era confermata: tra le varie voci di spesa c’erano anche ilbonus bebé, il bonus prime mamme e il bonus asili nido oltre ad una leggera modifica sui congedi parentali.


Allo stesso tempo, non è stato invece prorogato ilcontributo per i servizi di baby sitting e per i servizi dell’infanzia. All’indomani del Congresso di Verona, Open ha provato a fare ordine per capire quanto spazio il Governo dedica alle famiglie. E se gli investimenti sono sufficienti per far fronte all’inverno demografico in Italia.

Le nuove misure introdotte dal Governo

La mancata proroga delcontributo per servizi di baby sitting e per i servizi dell’infanzia potrebbe costare alle famiglie ben 3.600 euro in totale (600 euro mensili per ben 6 mesi). Ma con il Pacchetto famiglia della Legge di Bilancio il Governo ha introdotto una serie di riforme e di aiuti aggiuntivi alle famiglie.

I punti più salienti previsti nel Pacchetto Famiglie sono:

  • 1 giorno in più di congedo parentale obbligatorio per i papà: si passa da 4 giorni obbligatori + 1 facoltativo a 5 giorni obbligatori
  • un aumento del 20% in più sul bonus Bébéper le famiglie con almeno due figli
  • un aumento da 1.000 a 1.500 euro per il bonus asilo nido(da non confondere con ilbonus per i servizi di babysitting e per i servizi dell’infanzia)

Quali sono gli aiuti esistenti?

Ricapitolando, ogni famiglia potrà far affidamento, oltre ai congedi di maternità (5 mesi) e paternità (5 giorni obbligatori),ai seguenti benefit:

  • Bonus bébé per tre anni a partire dalla nascita. Il primo scaglione è per i redditi Isee(Indicatore della situazione economica equivalente)fino a 7mila. Il secondo scaglione Iseearriva ai25 mila all’anno. Ogni anno va presentato l’Isee per dimostrare di avere ancora diritto al sussidioDal secondo figlio in poic’è una maggiorazione del 20%. Dal 2018 è annuale non più triennale. Dal 2019 è stato aumentato del 20% per il secondo figlio. Varia dai 960 ai 1.920 euro.
  • Premio alla nascita (chiamato anche bonus mammedomani)è di 800 euro. Può essere richiesto a partire dall’inizio dell’8° mese di gravidanza. È una misura stabile, non sperimentale, quindi non ha un termine di scadenza e non ci sono criteri di reddito.
  • Bonus asilo nido (non quello che è stato abolito) è un rimborso che si dà ai genitori per i bambini da 0 a 3 anni, ogni mese viene rimborsato fino a un massimo di 1500 euro per 11 mensilità. Non ci sono requisitidi reddito. ma arriva solo se si manda il bambino al nido. Lo stesso premio viene riconosciuto anche ai bambini che non possono andare all’asilo per comprovati motivi di salute.

Il parere dello studioso

Abbiamo chiesto un’opinione a Pietro Boffi,Responsabile Centro Documentazione del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia). Boffi è un conservatore, non pregiudizialmente ostile al Governo, piuttosto favorevole al Congresso mondiale delle Famiglie che si è appena svolto a Verona: «Quando vengono lanciati questi allarmi, c’è solo da essere d’accordo. Il documento finale contiene dei punti condivisibili. Non condivido peròil modo molto polemico e polemizzante di porre la questione, oltretutto attraversouna sorte di internazionale di raggruppamenti tuttifortemente ancoratia una retorica fortemente tradizionalistica».

Per Boffi le soluzioni proposte dal Governo vanno nella direzione giusta ma non possono bastare per far risalire l’Italia nelle classifiche sulla fertilità (attualmente il Paese è collocato al penultimo posto in Europa). Per colmare il divario che la separa dagli altri Paesi, l’Italia dovrebbe spendere più della media:al momento invece la spesa sulla famiglie in rapporto al Pil è al di sotto della media europea (1,2 rispetto a 1,7). Mezzo punto di prodotto interno lordo, pari a circa 8 miliardi di euro.

Il problema non è solo il budget. Quel che serve sono politiche organiche, sia di contrasto alla povertà, sia per quanto riguarda gli aiuti alle famiglie, più lungimiranti e ambiziose. Insomma, come spiega Boffi, «non si può risolverea colpi di bonus si risolve una situazione che è grave da decenni». I bonus sono dei cerotti: per esempio i soldi per gli asili nido coprono solo una parte della spesa a cui vanno incontro le famiglie, che in alcuni luoghi può essere anche pari a 700 euro al mese.

«L’alternativa – continua Boffi – potrebbe essere quella di rimodulare letasse in base ai carichi famigliari. Il che non ha necessariamente un costo aggiuntivo. Noi continuiamo a privilegiare categorie che ormai sono esenti da far nascere e crescere i bambini, invece di aiutare quelli che i bambini dovrebbero farli».

La Francia, paese in cui esiste una tassazione più favorevole alle famiglie e il tasso di fertilità è superiore,potrebbe essere un modello da seguire. «Nel 2003 la Francia ha fatto un piano asili-nidio e sono intervenuti in maniera molto mirata, per esempio permettendo alle coppie di scegliere i servizi in base alle proprie esigenze lavorative (part time, lavoro da casa ecc.).Hanno costruito nuovi asili nido, hanno fatto corsi diformazione per chi ci lavorava. È un atteggiamento che c’è da decenni, indipendentemente da chi c’è al Governo».

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