Foto di classe con svastica su una compagna di colore. La preside: «Il colpevole va isolato e poi educato» – L’intervista

L’episodio è stato subito riportato dai compagni di classe all’insegnante di turno e alla preside. La dirigente: «Troveremo i responsabili»

La foto di classe. Un’immagine che segna il passare del tempo e che a distanza di anni strappa sempre qualche emozione. A Perugia qualcuno ha deciso di rovinare tutto questo disegnando una svastica sulla foto: non in un punto a caso, ma sul viso di una compagna di classe di colore.


È successo al liceo artistico «Bernardino di Betto» di Perugia. A denunciare l’episodio sono stati i suoi compagni, che hanno avvertito l’insegnante e la preside. Il simbolo nazista è stata subito cancellato ed è stata avviata un’indagine interna per rintracciare i responsabili.


«Troveremo chi è stato e prenderemo provvedimenti» ha detto a Open Francesca Cencetti, la preside del liceo. «L’episodio mi è stato riferito da una docente», ha raccontato la dirigente.«Tutti i compagni le sono stati vicino, erano molto incoraggianti, “dai lo troveremo” le dicevano». SecondoCencetti «la ragazza non era scossa, ha capito che si trattava di un’idiozia».

Per la preside l’istituto è sempre stato un ambiente aperto, con ragazzi sensibili che hanno un un modo di pensare non stereotipato. «Questo atto ci ha meravigliato, ma basta una persona per denigrare un intero gruppo che la pensa in maniera completamente opposta. Mi ha però colpito vedere un’adolescenza consapevole che fin da subito è rimasta sconcertata dal gesto e ha mostrato il suo appoggio alla studentessa».

La dirigente ha anche ricordato che il colpevole dovrà essere«prima isolato e poi educato», per poi sottolineare che «dovrà capire la gravità del fatto. La scuola deve agire per educare, non ha senso un’azione disciplinare fine a sé stessa. Lui o lei deve riflettere sull’atto e diventare consapevole sul fatto che si tratta di una cosa spregevole».

Qualche mese fa aveva fatto discutere un episodio di razzismo avvenuto in un’altra scuola, questa volta a Foligno. Un professore aveva preso un alunno di colore e l’aveva fatto mettere in piedi davanti a tutti, in un angolo. Rivolgendosi poi alla classe aveva chiesto: «Ma che brutto che è questo bambino nero! Bambini, non trovate anche voi che sia proprio brutto? Girati, così non ti devo guardare». Il maestro si era giustificato dicendo di voler solo «suscitare una reazione».

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