«Dovevo assistere a una lezione noiosa e ho incontrato il medico di Lampedusa». Il post della studentessa è virale

Stava giocando a PokemonGo per ingannare il tempo durante una conferenza all’università. Ma quando a salire su un palco è stato un dottore che parlava di migranti, la sua attenzione è stata distratta dal telefonino. Il racconto dell’incontro ha fatto il giro del web

«Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna», scrive su Facebook Virginia Di Vivo, studentessa di Medicina all'università di Modena, riferendosi al congresso studentesco MoreMed, organizzato nel suo ateneo. «Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur», racconta Virginia, «e sento la voce dello speaker in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di *lallallà*. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui..»


Continua poi il racconto della ragazza, disarmante della sua sincerità, riportando le parole dello speaker, il dottor Pietro Bartolo, che ha curato 350.000 persone a Lampedusa. Dal 1992, il medico è responsabile delle prime visite a chi sbarca sull'isolotto siciliano. Bartolo è stato anche assessore e vicesindaco del comune siciliano, ed è stato protagonista del film Fuocoammare di Gianfranco Rosi (da poco ha annunciato che si candiderà con il Partito Democratico alle elezioni europee). 


«Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail antiprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano». 

Da quanto riporta la ragazza lungo post su Facebook, il dottore non ha perso tempo con la retorica, ha parlato in modo onesto della sua esperienza in prima persona, mostrandone foto e registrazioni. È questo che ha catturato l'attenzione di una platea di studenti annoiati e li ha inchiodati alla sedia. È questo che si è poi trasformarto in una pubblicazione diventata virale sui social network e raccogliendo più di 25.000 like. 

Bartolo racconta poi che cosa ha visto dopo essere stato incaricato di ispezionare un barcone che è stato incaricato di ispezionare. «Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare».

Generalmente non mi espongo su questi fatti, perché non sono informata a modo, ma questa cosa ve la devo troppo…

Posted by Virginia Di Vivo on Tuesday, April 9, 2019

 

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