Sì definitivo alla direttiva europea sul copyright: l’Italia vota contro

Dopo l’approvazione del Parlamento europeo, il Consiglio europeo ha dato il via libera alla riforma che disciplina il diritto d’autore nell’era digitale. Ecco cosa cambia 

«Con l’accordo di oggi rendiamo le regole del copyright adatte all’era digitale. L’Europa avrà ora regole chiare che garantiscono equa remunerazione ai creatori, diritti per gli utenti e responsabilità per le piattaforme». Così Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha salutato l'approvazione della nuova direttiva comunitaria sul copyright. Già vagliata dal Parlamento europeo, il 15 aprile il Consiglio europeo ha dato il via libera definitivo alla riforma.


«Sono molto contento che abbiamo ottenuto un testo bilanciato, creando molte opportunità per il settore creativo europeo, che rifletterà meglio la nostra diversità culturale, e per gli utenti, la cui libertà di espressione su internet sarà consolidata. È una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale robusto e ben funzionante», ha detto Valer Daniel Breaz, ministro rumeno della cultura e presidente di turno del Consiglio.


Posizioni dei Paesi membri

Approvata come "punto A" (quindi senza discussione, secondo il funzionamento dell'organo europeo), la direttiva che cambia le regole del diritto d'autore aggiornandole all'era digitale non ha accontentato tutti i rappresentanti degli Stati. L'Italia, come già annunciato, ha votato contro.

Nel gruppo di chi si oppone alla riforma ci sono Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo, mentre Slovenia, Estonia e Belgio si sono astenuti. La direttiva è stata comunque approvata, ma la Germania ha chiesto e ottenuto che fosse allegato un verbale in cui si invita la Commissione europea, che dovrà seguire l'attuazione nei singoli Stati, a vigilare per evitare filtri agli upload e meccanismi di censura.

«Un esempio da seguire per il resto del mondo»

«Abbiamo un testo bilanciato che fissa un precedente da seguire per il resto del mondo, mettendo cittadini e creatori al centro della riforma e introducendo regole chiare per le piattaforme online». A dirlo Helen Smith, presidente dell'associazione dei produttori di musica indipendente europea.

E ha aggiunto: «L'Unione europea ha dimostrato di essere un leader nel sostenere un internet equo, aperto e sostenibile». Anche il presidente del Consiglio europeo Breaz ha voluto rimarcare il fatto che «la riforma è una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale robusto e ben funzionante».

Cosa cambia

I principali cambiamenti rispetto al panorama attuale riguardano i giornali, gli artisti e i creatori di contenuti in genere e gli utenti. Per la stampa, viene data l'opportunità agli editori di negoziare accordi economici con le piattaforme.

L'obiettivo e destinare un parte dei proventi che le compagnie tech ottengono grazie agli snippet (anticipazioni di poche righe che appaiono quando, per esempio, un articolo compare sulle ricerche di Google) alle testate e ai giornalisti stessi.

Aumentano anche i diritti per musicisti, artisti e creator, per i quali viene stabilito il diritto di colmare il divario tra i ricavi che fanno le grandi piattaforme diffondendo contenuti coperti da copyright e la remunerazione che già oggi viene destinata loro.

Un altro punto focale è quello della responsabilità: scongiurate le sanzioni per gli utenti che caricano contenuti protetti da copyright senza autorizzazione, per i quali dovranno rispondere Facebook, YouTube e via dicendo.

Nello specifico, alle piattaforme viene chiesto «il massimo sforzo» per oscurare i contenuti privi dei diritti necessari, senza però impostare filtri ex-ante. Diventa obbligatoria anche l'introduzione di rapidi meccanismi di reclamo che, per legge, dovranno essere gestiti da persone e non da algoritmi per fare ricorso qualora venisse rimosso un contenuto, a dire dell'utente, senza giustificazione.

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