Maratona Trieste, gli organizzatori fanno marcia indietro: «Inviteremo anche atleti africani»

Gianni Demadonna, manager nel mondo dell’atletica da trent’anni, al fianco di sportivi come l’oro olimpico di Atene Stefano Baldini e l’attuale primatista mondiale Mary Keitany aveva detto: «Non ha senso colpire gli atleti. Trovo sia una decisione demagogica». Intanto sulla vicenda la Procura federale ha aperto un’inchiesta

«Basta mercimoni. Quest’anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei per dare uno stop affinché vengano presi dei provvedimenti che regolamentino quello che è attualmente un mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati e questa è una cosa che non possiamo più accettare». Lo aveva reso noto il presidente della Apd Miramar, Fabio Carini, organizzazione che promuove la Trieste Running Festival, manifestazione podistica che si terrà a Trieste dal 3 al 5 maggio prossima.  


Ora però gli organizzatori fanno marcia indietro e promettono di invitare anche atleti africani. «Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato, inviteremo anche atleti africani», ha annunciato in una nota proprio lo stesso Carini. 


La decisione di voler “escludere” gli atleti africani aveva scatenato reazioni nel mondo politico e sportivo: «Mancava questo al Friuli Venezia Giulia: essere la Regione che non fa correre gli atleti africani. Con motivazioni che hanno un retrogusto d’ipocrisia all’ennesima potenza, la nostra regione apre la stagione della discriminazione nello sport», ha commentato il segretario regionale del Pd Fvg, Cristiano Shaurli.

Il «problema etico» a cui si riferisce Carini è quello dello «sfruttamento di atleti extracomunitari»: «Troppi organizzatori subiscono le pressioni di manager poco seri che sfruttano questi atleti e li propongono a costi bassissimi e questo va a scapito della loro dignità, perché molto spesso non intascano niente e non vengono trattati con la giusta dignità di atleti e di esseri umani, ma anche a discapito di atleti italiani ed europei che chiaramente rispetto al costo della vita non possono essere ingaggiati perché hanno costi di mercato».

«Mi spiace se qualcuno se l’è presa – aveva detto sempre Carini – hanno preso una cantonata mostruosa. Ora è il momento che da questa Trieste, città multiculturale, si dica basta allo sport che non è etico. Il nostro obiettivo è che questo non rimanga un fatto isolato ma che si cambi le regole». L’organizzazione aveva chiarito che agli atleti sarà permesso iscriversi ma che da parte loro non verrà invitato alcun corridore africano, ma ora però sembra averci ripensato. 

Maratona Trieste, gli organizzatori fanno marcia indietro: «Inviteremo anche atleti africani» foto 2

Gianni Demadonna

Chi di atleti ne ha fatti correre e portati al successo è Gianni Demadonna, manager dell’oro olimpico Stefano Baldini, trionfatore alla maratona ad Atene nel 2004, o di Fiona May, la campionessa del salto lungo italiano, fino alla primatista mondiale della 42km Mary Keitany. Trent’anni spesi nei settori giovanili, in volo tra Italia, Kenya ed Etiopia: «Il 90 per cento dei miei atleti sono africani e sono offeso da questa decisione», ha commentato a Open Demadonna.

«Non capisco la decisione iniziale degli organizzatori. In tutti gli ambiti c’è chi lavora bene e chi lavora male, però una presa di posizione così mi fa un po’ piangere, perché è l’atleta a venire penalizzato e non il manager», chiarisce Demadonna, «non so che tipo di esperienza abbia avuto nella precedente edizione, ma sparare nel mucchio è inutile». 

Maratona Trieste, gli organizzatori fanno marcia indietro: «Inviteremo anche atleti africani» foto 1

Ansa |Stefano Baldini dopo la vittoria della maratona olimpica ad Atene, 2004

«Carini parla di sfruttamento, ma il vero sfruttamento è fare delle gare in cui al primo classificato spetta un premio di soli 400-500 euro. Sarebbe meglio non farle queste gare perché è chiaro che un atleta africano gestito da un manager di piccolo cabotaggio non vada a casa con tanti soldi in tasca perché stiamo parlando di competizioni di quarta o quinta categoria», continua Demadonna, «esistono degli albi con liste di manager, se si vuole colpire i furbi basterebbe fare nomi e cognomi. Mi sento profondamente offeso da chi afferma che tutti i manager sfruttino atleti africani e che quindi vadano tutti puniti».

Sul suo lavoro come talent scout, impegnato nella maggior parte del tempo in Kenya e Etiopia, Demadonna sottolinea che «ci sono manager seri che investono consistenti somme di denaro per portare atleti promettenti in Europa, li aiutano negli allenamenti e li sponsorizzano fino a che non arrivano alla miglior condizione. La trovo una presa di posizione demagogica».

Maratona Trieste, gli organizzatori fanno marcia indietro: «Inviteremo anche atleti africani» foto 3

Ansa |Il presidente del Coni Giovanni Malagò con Fiona May

Carini sottolinea come l’ingaggio di atleti africani, che devono sostenere un costo della vita più basso, penalizzi gli atleti italiani ed europei: In realtà per far venire un atleta dall’Africa ci sono costi molto elevati. Mi sembra vengano espressi concetti privi di fondamento, si va avanti per sentito dire. Se volesse veramente aiutare gli atleti colpirebbe solo i manager non onesti. Non capisco la necessità di fare un casino del genere».

Sull’individuazione dei manager continua: «con chi lavoravano questi atleti sfruttati? Basterebbe rispondere a delle semplice domande. Non ha senso generalizzare». Demadonna puntualizza che «gli organizzatori sono liberi di prendere qualsiasi decisione, ma è inaccettabile bandire gli atleti africani perché sono sfruttati: gli unici a essere penalizzati saranno gli atleti che non avranno la possibilità di guadagnare». Per fare chiarezza sulla vicenda la Procura federale della federazione italiana atletica leggera ha deciso di aprire un’inchiesta. 

 

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