L’appello del Papa: «Evacuare i profughi dai centri detenzione in Libia»

Migliaia di uomini, donne e bambini sono attualmente bloccati nei centri di detenzione libici. Secondo le ultime testimonianze il Governo di accordo nazionale di Fayez al-Serraj starebbe arruolando i migranti per farli combattere in prima linea contro le forze del generale Khalifa Haftar

«Faccio appello perché specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari». Durante la messa domenicale in Piazza San Pietro, Papa Francesco è tornato a parlare della situazione dei migranti bloccati nei centri di detenzione in Libia, dove è ancora in atto la guerra civile tra il governo di Tripoli di Fayez al-Serraj e le milizie del generale di Tobruk Khalifa Haftar.


Come ha rimarcato Papa Francesco, la situazione dei migranti «è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso». Alcuni centri di detenzione – sono almeno 26 in totale in Libia per un totale di circa 6 mila persone – si trovano in mezzo al conflitto. È il caso di Qasr bin Gashir, un centro a circa venti chilometri dal centro di Tripoli, dove martedì 23 aprile degli uomini identificati da alcuni migranti come appartenenti alle forze del Generale Haftar, hanno fatto fuoco sui migranti, uccidendo almeno 2 persone e ferendone altre.


Come raccontato dal quotidiano britannico Sunday Telegraph, stando alle testimonianze di alcuni migranti, in Libia le forze di Fayez al-Serraj – sempre più isolato dopo che Stati Uniti, Francia e Italia hanno prese le distanze dal Governo di Tripoli, appoggiato dalle Nazioni Unite – avrebbero arruolato dei migranti per combattere in prima linea contro le forze del Generale Haftar.

Per il momento non è stata annunciata nessun'operazione per far evacuare uomini, donne e bambini dai centri di detenzione libici, come chiesto dal Papa. Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite sarebbero più di 40 mila gli sfollati in Libia dall'inizio del conflitto, esploso con l'avanzata su Tripoli del Generale Haftar il 4 aprile.

L'Italia, in linea con le Nazioni Unite appoggiava il Governo di Tripoli di Fayez al-Serraj, mentre Egitto, Arabia Saudita e Emirati Arabi si sono schierati a favore del Generale Haftar, le cui forze controllano gran parte dell'est e del sud-est del Paese.

Dopo che sono trapelate notizie che confermerebbero l'appoggio ad Haftar da parte di Stati Uniti e Francia, anche l'Italia ha cambiato posizione, dichiarando di non essere a favore né di Haftar, né di Serraj. Al summit in Cina sulle Via della Seta, Giuseppe Conte ha dichiarato di voler cooperare con Vladimir Putin per risolvere il conflitto al più presto.

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