Il ristoratore che ha blastato il cliente inglese per il parmigiano sul pesce: «Educhiamo gli ospiti» – L’intervista

Massimo Donato, proprietario del Maximo Italian Bistrot di Londra, si è rifiutato di servire il formaggio a un avventore e la sua risposta è finita sui quotidiani di tutto il mondo

Un bel piatto di pasta fumante, con il salmone, in un ristorantino italiano nella zona Kennington Park, a Londra.«Posso avere del formaggio, please?», chiede il cliente. La risposta del ristoratore è sorprendente.La vicenda diventa virale e finisce sulle pagine di tutti i quotidiani sia in Italia che all’estero.


Massimo Donato-proprietario insieme alla compagna Simonadel Maximo ItalianBistrot – non solo si rifiuta infatti di portare il formaggio al cliente, definendo la richiesta«oscena», ma coglie l’occasione per una breve lezione sulla cucina italiana:«Non chiedere mai l’ananas sulla pizza»,«Mai la panna sulla carbonara»,«Non chiedere mai una pasta Alfredo (chi è poi questo Alfredo?)». Il tutto si consuma su TripAdvisordove il cliente lascia la recisione al vetriolo e riceve una risposta altrettantopiccata.


Il ristoratore che ha

La recensione del cliente su TripAdvisor

Il ristoratore che ha

La risposta di Massimo Donato

La replica, come spiega il ristoratore a Open, voleva essere ironicama ha scatenato gli utenti sui social, tra chi difende la scelta di Massimo e chi lo critica perché«il cliente ha sempre ragione». Una vicenda che accende i riflettori su un argomento caro al nostro Paese: la cucina italiana all’estero. Questo tema spesso viene declinato nella domanda: «Quanto si può scendere a compromessi per accontentare i clienti?». Allo stesso tempo la vicendamette in evidenza anche le strane dinamiche del web: la recensione e la risposta risalgono infatti allo scorso ottobre. Èbastato il re-tweet nei giorni scorsi di un utente ed ecco che il caso è diventato virale, guadagnandosi spazio su tutti i giornali.

Massimo, si aspettava tutto questo clamore?

«In realtà no, anche perché i fatti risalgono ad ottobre. La nostra risposta voleva essere ironica. Per questo abbiamo puntato sugli stereotipi della cucina italiana all’estero. È da un po’ di tempo che ci siamo posti l’obiettivo di educare i clienti alla vera cucina italiana. Abbiamo messo dei paletti oltre ai quali non siamo disposti ad andare per esempio il formaggio sul pesce».

Se lo ricorda quel cliente?

«Assolutamente sì. Anche perché la chef del ristorante è Simona, la mia compagna, io servo in sala e mi ricordo perfettamente di quel signore. Ciòche mi ha infastidito è il fatto che lì per lì non abbia fatto obiezioni. Io gli ho suggerito di non mettere il formaggio su quel piatto per non alterarne il sapore e lui sembrava aver capito. Ha consumato tutto il piatto, ha pagato ed è andato via. Soltanto dopo ci ha richiamati per chiedere altre spiegazioni sul perché del nostro rifiuto e poi è arrivata la recensione».

Non è la prima volta però che “blasta” i suoi clienti, non ha paura di perderli così?

«In realtà ne abbiamo guadagnati. Noi mettiamo in chiaro una cosa: facciamo vera cucina italiana e non siamo disposti ad adattarci troppo ai gusti degli inglesi perché poi quando si mette, come in questo caso, il formaggio sul pesce, quella non è cucina italiana: si alterano i sapori e noi perdiamo la nostra identità. I clienti lo apprezzano e moltisi fanno guidare».

Il ristoratore che ha

Massimo e Simona, proprietari del Maximo Italian Bistrot a Londra

Il piatto ordinato dal cliente -i ravioli al granchio,panna e salmone -non è però l’emblema della cucina italiana.

«Vero, infatti presto lo toglieremo dal menu. Sono i rimasugli del vecchio menu.È un piatto che va molto e finora non lo avevamo tolto, ma ora vogliamo puntare solo sui piatti tradizionali italiani».

Quindi niente spaghetti con il ketchup?

«Assolutamente no (ride). A dire il vero ci è capitato con un gruppo di americani: ci hanno chiesto un pentolone di spaghetti in bianco con del ketchup a parte».

E voi?

«Ho servito loro degli spaghetti al pomodoro con la foglia di basilico. Erano molto contenti».

Com’è fare i ristoratori a Londra?

«Bello, a volte complicato, ma sicuramente la Gran Bretagna offre delle opportunità che in Italia, nel nostro caso in Sardegna, non abbiamo trovato. Simona viene dal mondo della ristorazione, io invece sono laureato in economia e mi occupavo di analisi dei dati, poi sette anni fa, nel 2012, è scoppiata la crisi. Ho visto che le opportunità di lavoro diminuivano e ho fatto le valigie. L’Italia ci manca molto, cerchiamo di tornare a casa più spesso possibile, ma per ora i nostri progetti di lavoro sono qua».

Avete più clienti inglesi o italiani?

«Direi più internazionali che italiani, anche se abbiamo dei clienti sardi molto affezionati».

Quindi la Brexit non vi fa paura?

«La Brexit fa paura a tutti e a nessuno perché ancora è tutto molto vago. Oggi non ci fa paura. Domani chi lo sa».

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