La verità sulla celiachia è che se non siete predisposti geneticamente non vi viene

Per quale motivo risulterebbero più persone affette da celiachia rispetto al passato? Secondo alcuni ricercatori indipendenti la colpa sarebbe del grano geneticamente modificato o di sostanze contaminanti presenti nella nostra pasta. Tutte accuse prive di fondamento, ecco perché

Su il Giornale è comparsa recentemente un’intervista all’autore del sito Dionidream Riccardo Lautizi dedicato alla celiachia. Alcuni lettori anche nei commenti all’articolo fanno notare diversi punti controversi e non proprio in linea con le conoscenze scientifiche attuali, sull’insorgenza della malattia e sulle cause.

Il sito Dionidream è elencato nella Black list del Butac tra i siti che diffondono contenuti «pseudoscientifici», ovvero, «che propongono esperimenti, invenzioni, trattamenti che non hanno alcuna valenza scientifica». Inoltre, nella biografia dell’autore riportata su Dionidream non si evincono competenze riconosciute dalla comunità scientifica in campo alimentare e nutrizionista.  

Le principali affermazioni controverse

  • La celiachia si è diffusa tanto in questo periodo storico;
  • Il grano geneticamente modificato ha più cromosomi e contiene più glutine;
  • La modificazione genetica ha anche apportato cambiamenti nella struttura di una sostanza chiamata gliadina;
  • L’utilizzo di fertilizzanti chimici aumenta il contenuto di glutine;
  • Il grano duro estero contiene più «micro-tossine», come il «detossinivaleonolo» (Don), predisponendoci all’intolleranza al glutine;
  • Presenza di glifosato: erbicida che imita la celiachia.

Cosa sappiamo davvero su glutine e celiachia

La celiachia è una malattia autoimmune (impegna il nostro sistema immunitario contro il glutine) che interessa soprattutto l’intestino tenue. I sintomi includono soprattutto vari problemi gastrointestinali. Non c’è un’età particolare in cui può insorgere la celiachia, associata anche ad altre patologie, come il diabete mellito di tipo 1 e la tiroidite. Non va assolutamente confusa con una generica intolleranza alimentare, su MedBunker la biologa Sandra Perticarari la definisce «un’intolleranza permanente su base genetica al glutine».

Detta brutalmente, riscontriamo la celiachia quando una predisposizione genetica si unisce al consumo di glutine. Essere predisposti non significa sviluppare automaticamente la malattia. In Italia circa una persona su cento risulta effettivamente celiaca. I fattori scatenanti veri e propri sono ancora ignoti. 

Al momento possiamo andare per esclusione: ad oggi non esistono studi seri che dimostrino una correlazione tra cibo geneticamente modificato e uso di pesticidi con l’insorgere della celiachia. Sul glifosato ad esempio si ricama già parecchio, anche riguardo ad una presunta correlazione coi tumori.  

Siamo sicuri che solo oggi ci sia un incremento rispetto al passato dei casi di celiachia? Se questo è vero, possiamo attribuirne le cause a manipolazioni genetiche e uso di diserbanti? L’autore intervistato dal Giornale non fornisce fonti, tuttavia facciamo notare che, per quanto questa malattia sia stata considerata storicamente rara fino agli anni ’80, l’aumento dei casi rispetto al passato può essere spiegato con un miglioramento delle diagnosi, inoltre non è dimostrato un rapporto di causa-effetto tra incremento della quantità di glutine e incremento delle diagnosi.

Per quanto riguarda la «gliadina», proteina contenuta nel glutine associata alla celiachia, che secondo Lautizi verrebbe alterata da modifiche genetiche, saranno proprio queste invece ad aiutarci a eliminarla, mediante la tecnica del Crispr, come si evince anche da uno studio pionieristico pubblicato sul Plant Biotechnology Journal nel 2018.

Presunte sostanze contaminanti

Anche gli attacchi al grano duro proveniente da paesi esteri, inclusa la minaccia del «Don» non sono affatto nuovi. In Italia fece discutere un articolo divenuto in poco tempo virale dell’associazione GranoSalus, dove si parla di Don, glifosato e cadmio come contaminanti della nostra pasta, prodotta con grano proveniente dal Canada, a dispetto delle indicazioni che nelle etichette non riconducono a quel paese.

Sotto accusa abbiamo quindi diserbanti e micotossine che contaminerebbero il grano. Tuttavia non sussiste alcun pericolo per la nostra salute: GranoSalus faceva riferimento ai limiti fissati dall’Unione europea per queste sostanze relativi ai bambini sotto i 36 mesi, per i quali però sono previsti alimenti diversi da quelli destinati agli adulti.  

La normativa dell’Ue vigente fin dal 2006 parla chiaro: il limite è di 750 µg/kg (microgrammi per chilogrammo). La tabella riportata da GranoSalus su questi contaminanti, trovati in diverse marche di pasta, presenta valori in «mg/Kg», ovvero milligrammi per chilogrammo, quindi una scala di valori mille volte più bassa. Sulla confusione tra milligrammi e microgrammi possono reggersi numerose bufale, non solo in campo alimentare. 

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GranoSalus |Tabella dei contaminanti trovati in diverse marche di pasta.

Una precisazione per i più pignoli: nell’intervista Lautizi parlerebbe di «micro-tossine» e definirebbe il Don «detossinivaleonolo», ma probabilmente si tratta di banali refusi (capitano a tutti), dal momento che nella letteratura scientifica in questo contesto si parla rispettivamente di «micotossine» e «deossinivalenolo».

Lo spauracchio del geneticamente modificato

Anche per quanto riguarda le connessioni tra grano geneticamente modificato, glutine e celiachia, Lautizi sembra attingere da altre informazioni poco accurate sul tema. Bisogna capire innanzitutto cosa si intende con «geneticamente modificato», perché secondo le norme dell’Unione europea non sempre equivale alla sigla «Ogm»

Se parliamo poi di graminacee e dell’aumento di cromosomi sappiamo che questo è già avvenuto nella Storia migliaia di anni fa, con la nascita dell’agricoltura, portando ad esempio alla comparsa del grano tenero con cui oggi facciamo il pane e le pizze.  

A meno che non si vogliano chiamare in causa «antichi alieni» venuti sulla Terra per diffondere la celiachia, dobbiamo prendere atto che l’aumento dei cromosomi non implica necessariamente l’uso di moderni laboratori industriali; questo contraddice anche la tesi iniziale, che vorrebbe un incremento dei casi di celiachia rispetto al passato.

 

Per approfondire:

 

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