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Manduria; «Non fate vedere a nessuno i video del pazzo» – Le chat dei ragazzi fermati

01 Maggio 2019 - 12:45 Redazione
I ragazzi della chat «Gli Orfanelli» si stavano accorgendo che qualcosa non funzionava più. I video che si scambiavano cominciavano a circolare, il silenzio per rompersi

Continuano a emergere dettagli sul caso di Manduria. Le ultime notizie sono quelle che riguardano i messaggi all'interno del gruppo WhatsApp «Gli Orfanelli», la chat in cui i presunti aggressori si scambiavano video e commenti. Molte frasi sono in dialetto pugliese: «Vagnu, i video di lu pacciu no li faciti vede a nisciunu perché sta giranu», «Ragazzi, i video del pazzo non li fate vedere a nessuno perché stanno girando». "Lu pacciu", "il pazzo", era il soprannome di Antonio Stano, il 66enne pensionato di Manduria morto il 23 aprile. Non sono ancora chiari i legami tra la sua scomparsa e gli attacchi che avrebbe ricevuto da diversi gruppi di giovani del paese.

Il 30 aprile la polizia ha sottoposto a fermo otto ragazzi, sei dei quali minorenni, per i reati di tortura con l'aggravante della crudeltà, sequestro di persona, violazione di domicilio e danneggiamento. Sul gruppo WhatsApp i ragazzi cominciavano a sentire il fiato sul collo: «Sta girunu sti video. Casomai vanno a finire a persone sbagliate», «Stanno girando questi video. Casomai finiscono nelle mani di persone sbagliate». A quanto si apprende, nelle ultime settimane i ragazzi avrebbero deciso di non andare più a casa del pensionato. 

I poliziotti di Manduria sono intervenuti due volte. La prima il 14 marzo, la seconda il 5 aprile, quando poi Stano è stato ricoverato. Nel primo intervento della Polizia, l'uomo aveva rifiutato il ricovero. Durante il secondo intervento invece, il pensionato rivelò il suo malessere riuscì a spiegare meglio il suo malessere, come si pul leggere dal verbale della polizia.

Questi a volte vengono sia di sera sia di notte e prendono a calci il portone di casa mia rivolgendomi insulti. Ricordo che circa un mese fa dopo mezzanotte sono entrati dentro casa. Ricordo che quando sono entrati in casa erano cinque o sei o impugnavano delle mazze con le quali mi hanno più volte picchiato sulle mani, sui fianchi, sul ventre e sul ginocchio. Ricordo che in quell’occasione hanno buttato a terra un sacco di cose in casa, tra cui un televisore che mi hanno rotto. Infine mi hanno rubato 300 euro e sono scappati via

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