G8 Genova, il medico risarcito dal Viminale devolve i soldi a Mediterranea – L’intervista

«Ho voluto riannodare un filo». La notte del 21 luglio 2001 Massimo Costantini era alla scuola Pascoli, di fronte alla Diaz. «La polizia ci ha tenuto sequestrati per ore. Sentivamo le urla della ‘macelleria messicana’»

«Ma davvero sta facendo tutto questo scalpore la mia decisione?» La voce di Massimo Costantini, direttore scientifico dell’Istituto Tumori di Reggio Emilia e visiting professor al Palliative Care alla King’s College University a Londra, è pacata e gentile. La sua decisione è un cortocircuito, di questi tempi polarizzati: devolvere i soldi dell’indennizzo ricevuto dal ministero degli Interni, oggi guidato da Matteo Salvini, alla ong che si occupa di soccorso in mare di migranti, la Mediterranea Saving Humans. Quella dell’ex no global Luca Casarini, per intenderci. Quella della Mare Jonio che proprio ieri, martedì 7 maggio, è ripartita alla volta della zona di ricerca e soccorso davanti alla Libia.


Massimo Costantini, diciotto anni fa, era al G8 di Genova. Non era alla scuola Diaz ma a quella di fronte, la Pascoli, perché parte del team medico del Genoa Social Forum. Anche lui, come molti, ha fatto causa civile allo Stato per ottenere un risarcimento per danni esistenziali, biologici e morali, a causa dello choc subito e dei diritti violati.


«Ricordo quella notte, quella del 21 luglio 2001, come molto brutta», racconta a Open. La polizia ha fatto irruzione anche nell’istituto dove si trovava lo staff medico. «Non ci hanno torto un capello, ma ci hanno tenuti lì per ore». Dalla Diaz salivano le urla della «macelleria messicana» per la quale sono stati indagati 125 poliziotti. Nella causa con Costantini, il Viminale ha deciso di transare e di non andare a sentenza, pagando il medico.

G8 Genova, il medico risarcito dal Viminale devolve i soldi a Mediterranea - L'intervista foto 3Massimo Costantini

Dottor Costantini, come ricorda quella notte?

«Brutta, molto brutta. Mi trovavo nell’edificio dall’altro lato della strada rispetto alla scuola Diaz, nell’istituto Pascoli. Mia moglie era incinta e intorno alle sette di sera ricordo di averle detto di andare a casa. Tirava una brutta aria. Qualche ora più tardi stavo per andarmene anche io. Ci stavamo togliendo le magliette del Genoa Social Forum per andare a casa, quando ho sentito urlare: ‘La polizia, la polizia’. Ci siamo affacciati alla finestra e abbiamo visto su quella via in discesa arrivare questa carica forsennata della polizia che pestava tutta la gente che si trovava davanti.

Ho visto Mark Covell, il giornalista inglese che è finito al pronto soccorso in codice rosso, pestato da 3-4 poliziotti. Ho visto lo sfondamento del cancello della scuola Diaz. E poi è entrata la polizia nella nostra stanza: mi ricordo questo poliziotto. Era tutto bardato, con casco e manganello. È entrato e ci ha chiesto: ‘E voi chi siete?. ‘Medici’. ‘Ah’. Credo non sapesse esattamente cosa fare. È uscito, forse a chiedere istruzioni, poi è rientrato e ha preso a tutti i documenti. Ed è rimasto lì. Ci hanno tenuti sequestrati per qualche ora. Sentivamo le urla provenienti dalla Diaz».

Poi cosa è successo?

«Quando ci hanno liberati siamo scesi giù. Abbiamo curato delle persone, visto che qualcuno era stato pestato anche lì. Poi siamo rimasti davanti al cordone dei carabinieri che ancora chiudeva l’ingresso della Diaz. Quando hanno liberato il passaggio, siamo entrati e abbiamo visto quello che hanno descritto tutti i giornali: roba per terra, sangue sui muri, sangue sulle scale, sangue dappertutto. Erano tutti stati portati via, non c’era più nessuno».

G8 Genova, il medico risarcito dal Viminale devolve i soldi a Mediterranea - L'intervista foto 1Igor Petyx/Ansa | La nave Mare Jonio del progetto Mediterranea

Ora, dopo 18 anni, l’indennizzo dello Stato. 

«È arrivato un mesetto fa. La nostra, che era una causa minore, è partita due o tre anni fa. Non ho subito i massacri. Li ho visti, li ho sentiti, siamo rimasti sequestrati per ore nella sala medica. Ho anche deposto in tribunale per questo».

E perché ha deciso di devolvere i soldi del risarcimento a Mediterranea?

«Mi era chiaro che non avrei usato quel denaro. Per una questione mia personale, non per principi: mi sarei vergognato a spenderli così. Volevo darli a qualcuno. E ci sono un sacco di realtà e di persone cui vale la pena devolverli. Poi ho pensato a Mediterranea e mi è sembrata la cosa giusta: riprende lo spirito di quel movimento bruscamente interrotto a Genova. Mi sembrava simbolicamente di riannodare un filo spezzato. Certo, mi hanno stupito le reazioni: non pensavo fosse così interessante».

G8 Genova, il medico risarcito dal Viminale devolve i soldi a Mediterranea - L'intervista foto 2Igor Petyx/Ansa | Luca Casarini sulla nave Mare Jonio 

Lo è: parafrasando Salvini, dà soldi alla «nave dei centri sociali». Soldi che arrivano dal ministero guidato oggi dal Salvini di cui sopra. 

«Allora. Non ci trovo nulla di scandaloso nei centri sociali. Ma poi non è vero! Ci sono anche i centri sociali: come c’erano a Genova. In questo momento, per esempio, c’è un prete a bordo della Mare Jonio. Come c’erano le suore a Genova. In mezzo a questo movimento ci sono gli scout: come a Genova. Emmaus, organizzazione cattolica, c’era a Genova e supporta oggi Mediterranea. Insomma: è quello spirito migliore, comunitario. E poi per carità: io non ho più l’età per andarci, ma i centri sociali sono i benvenuti».

Qualcuno le dirà che non pensa «prima agli italiani»

«Ah, guardi. Ho la fortuna di avere scelto la professione del medico. E se c’è una cosa che questa professione mi ha insegnato – una cosa che riguarda tutti i medici, non solo quelli di sinistra – è che ci si prende cura dei bisogni delle persone indipendentemente da tutto. Come prima cosa. Se c’è qualcuno con cui il ‘prima gli italiani’ proprio non passa siamo noi medici».

Cosa hanno rappresentato quei fatti del G8 di Genova e la scuola Diaz?

«Qualcosa è morto, a Genova. Sono finito lì per caso, non facevo più politica da anni. Mi aveva coinvolto un collega. Non ero dentro al movimento, l’ho conosciuto solo nelle giornate di organizzazione prima del G8. Però… Il 21 luglio c’erano 300mila persone in corteo. A Genova c’erano due che diventeranno poi ministri dei governi del centrosinistra: Graziano Del Rio e Roberta Pinotti. C’era dentro di tutto: la Cgil, i centri sociali…

Tante realtà e tante voci. Tutte intorno a qualcosa nato un po’ di anni prima: un tentativo di affrontare, da sinistra, i problemi della globalizzazione. A Genova non è morto solo quel movimento: è morta l’idea che la globalizzazione si potesse affrontare in maniera decente. Dopo sono venuti sovranismo, nazionalismo, razzismo e anche fascismo. Sarà che ho dei figli e il dovere dell’ottimismo, ma quando parlo di riannodare un filo è perché oggi è così, ma forse si può ancora ripensare a un mondo diverso. Un mondo in cui smettiamo di alzare muri».

In copertina: Luca Zennaro/Ansa – La scuola Diaz a Genova

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