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Liberato è turnat

10 Maggio 2019 - 09:34 Felice Florio
La sua più grande pubblicità è il mistero, il suo più grande pregio l'eclettica fusione di stili: indie, neomelodico, rap. Arriverà forse un giorno in cui potremo comprendere, definire il suo modo di fare arte: per adesso prevale l'impressione, una musica assolutamente nuova che racchiude in sé linguaggi territoriali e globali

«Capri Rendez-Vous è una videoserie scritta e diretta da Francesco Lettieri. I singoli video sono stati concepiti sulle canzoni che completano il primo album di Liberato, che non ha nome pecchè chill’ nun sta bbuon’ c’a cap‘». Già, non sta bene con la testa Liberato perché ha fatto vivere un’intera giornata in ansia alle migliaia di fan. Il 9 maggio tutti si aspettavano un’uscita dell’artista misterioso. Mancava sulla scena da un anno, e il 9 maggio è una data ontologica per Liberato. E lui ha aspettato esattamente le 23:59 per caricare su YouTube cinque nuovi pezzi. Ecco Rendez-vous, un appuntamento con l’artista che ha riscritto le regole della canzone neomelodica napoletana. Il cantante, (o il collettivo, il progetto visto che non si sa nulla della sua identità), ha completato così il suo primo album. Un disco che non ha un volto, come Liberato del resto, senza titolo e senza alcuna imponente macchina promozionale messa in piedi delle major musicali. La sua più grande pubblicità è il mistero, il suo più grande pregio l’eclettica fusione di stili: indie, neomelodico, rap. La visione? I video seriali di Francesco Lettieri, il regista che è riuscito a trasformare le note del genere indie in un flusso di immagini.

Ma inquadrare una simile sperimentazione in qualche schema sarebbe riduttivo. Liberato canta in dialetto stretto, lo scenario che descrive è fortemente partenopeo, eppure ha creato un seguito che da Bolzano a Trapani, non smette di ascoltarlo. Arriverà forse un giorno in cui potremo comprendere, definire il suo modo di fare arte: per adesso prevale l’impressione, una musica assolutamente nuova che racchiude in sé linguaggi territoriali e globali. Su Spotify si possono ascoltare i nuovi cinque brani in streaming, su YouTube si possono guardare i cortometraggi costruiti intorno a quelle vibrazioni. Nel vecchio-nuovo non-album, una rosa stilizzata e un rettangolo rosso, le canzoni appena entrate sono Guagliò, Oi Marì’, Nunn’a voglio ‘ncuntra’, Tu me faje asci’ pazz e Niente. Si aggiungono a Nove maggio, Introstreet, Je te voglio bene assaje, una nuova versione di Gaiola, Me staje appennen’ amo’ e Tu t’e scurdat’ ‘e me.

Tutto è cominciato il 9 maggio 2017. Le prime apparizioni, una musica innovativa che faceva parlare di sé, la viralità sui social. Due anni dopo, i cocci mistici che Liberato è stato abilissimo a spargere nel tempo e nello spazio, sono stati ricomposti per formare un vaso in grado di raccogliere un progetto totalizzante, crossmediale. Musica, film, eventi, tutto ha ugual valore: la fusione è stata capace di generare il successo di uno sconosciuto, un famosissimo sconosciuto.

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