Così Papa Francesco è diventato il bersaglio delle nuove destre italiane (e non solo)

Dall’arcivescovo Carlo Viganò all’ex guru di Donald Trump, Steve Bannon, passando per Forza Nuova e la Lega di Matteo Salvini. Il fronte anti-Bergoglio si nutre del sentimento anti-immigrazione e dell’opposizione all’Islam. Ma non solo

«Bergoglio come Badoglio»,«O salviamo l’Ue o i nostri figli vivranno in uno Stato islamico». Due frasi apparentemente senza collegamento, ma che nascondono un unico filo conduttore.La prima proviene dauno striscione che i camerati di Forza Nuova hanno esposto durante un blitz in Vaticano il 12 maggio, mentre Papa Francesco celebrava l’Angelus. La seconda è stata pronunciata da Matteo Salvini lo stesso giorno, durante un comizio a Sanremo. Entrambe sono dirette, in modo esplicito o indiretto, all’attuale Pontefice Jorge Bergoglio. E non è la prima volta che dalla destra italiana arrivano attacchi nei confronti del Papa. Gli esempi sono molti e si irradiano dalla Capitale in tutto il Paese. Basta ricordare le campagne di propaganda coordinate per sminuire l’apertura del Papa nei confronti dello ius soli, dai comunicati di Roberto Fiore (Forza Nuova) su Facebook, in cui rimproverava al Papa di«intervenire nelle questioni politiche riguardanti lo Stato italiano», allo striscione di Casa Pound apparso a Prato nel 2017 con su scritto «Bergoglio: facile fare lo Ius con il Soli degli altri».


Memorabile anche uno dei tanti vestiti-manifesto del vicepremier Matteo Salvini, una maglietta con su scritto:«Il mio Papa è Benedetto», un riferimento all’altro Papa, Benedetto XVI: il primo in quasi seicento anni di storia a cedere il suo posto, in questo caso al prelato di Buenos Aires, eletto come Papa Francesco il 13 marzo del 2013. Una scelta, quella di Benedetto XVI, confermata con l’elezione del ‘Papa umile’, a cui era stato affidato il compito di risanare il Vaticano delle sue storiche piaghe, a partire dall’omertà che circonda l’abuso dei minori da parte di alcuni esponenti del clero fino ad alcuni episodi eclatanti di malcostume che lasciano spazio al diffondersi di fenomeni di corruzione.


Un compito difficile, reso epocale dalle sfide come la crisi dei migranti nel Mediterraneo, dai fenomeni di terrorismo islamico che hanno alimentato una vera e propria Guerra di civiltà – iniziata forse con le parole dello storico medioevale Bernard Lewis, vicino all’amministrazione americana, che battezzò le missioni in Medio Oriente dopo l’11 settembre una«nuova crociata», frasi poi riprese più volte dall’allora presidente George W. Bush – dalla trasformazione sociale in materia di identità di genere e sessualità. Problemi e sfide dalle quali Papa Bergoglio non si è tirato indietro, affrontandole a volte in modo contraddittorio, dando così una definizione più ampia alla sua missione, ma arricchendo contemporaneamente l’arsenale di pretesti e di armi che i suoi detrattori hanno usato contro di lui. A partire dal Vaticano.

Lo scisma

A inimicare il nuovo Papa a una parte della Chiesacattolica hanno contribuito sicuramente i tentativi di purgare i ranghi da elementi considerati problematici, come nel caso dell’arcivescovo di Washington D.C:, Theodore McCarrick, accusato di abusi su minori. Dopo aver comunicato la sua espulsione, Papa Francesco era stato accusato dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò di aver taciuto in passato sui reati commessi da McCarrrick. Un altro esempio riguarda invece il braccio di ferro condotto da Papa Francesco con l’Ordine di Malta, finito con le dimissioni del Gran Maestro Matthew Festingnel gennaio del 2017, reo di aver silurato il Gran Cancelliere dell’Ordine per non aver impedito la distribuzione di profilattici a una missione umanitaria in una zona di guerra. Una decisione, quella di Festing,che non era affatto piaciuta al Papa. Ma le divisioni interne alla chiesa sono anche di natura ideologica e portano i nomiAmoris LaetitiaeLaudato Si. Quest’ultima – un enciclica a favore della custodia del Pianeta- aveva entusiasmato gli ambientalisti(la visita di Greta Thunberg al Vaticano lo scorso mese non è stato un caso), e allarmato diverse multinazionali,le compagnie di petrolio e in particolare quelle coinvolte nell’industria del fracking.

Amoris Laetitia,che raccoglie il pensiero del Pontefice sulla famiglia, ha destato scalpore tra i suoi nemici e detrattori, soprattutto per l’apertura nei confronti delle coppie divorziate a cui verrebbe concesso di praticare la comunione. Nei ranghi degli offesispuntarono anche i cardinali Raymond Burke e Walter Brandmüller, tra ipiù agguerriti e determinati critici delPontefice. Figure molto influenti che fanno parte diun’ecosistema più vasto fatto di teologi, intellettuali e uomini della chiesa organizzati infondazioni, think tank e circoli intellettuali come il Dignitatis Humanae Institute dello stesso Burkeo la Fondazione Lepanto, presieduta dallo storico Roberto De Mattei.

Polemiche e rivalità intellettuali e teologiche che hanno – o ambiscono ad avere – unvalore politico, come nel caso della lettera pubblicata recentemente da parte di intellettuali, docenti universitari e uomini di chiesa nella quale Papa Francesco viene accusato di eresia.

L’internazionale sovranista

Dietro al nuovo fronte anti-Papa non ci sarebbero soltanto figure interne alla chiesa cattolica o istituti di carattere religioso, ma anche formazioni politiche, frutto anche diuna nuova congiuntura storica che ha visto affermarsi movimenti di destra considerati populisti o sovranisti in vari Paesi del mondo. L’eminenza grigia dietro a questo nuova internazionale sovranista sarebbe l’ex guru del presidente Donald Trump, Steve Bannon, tornato agli onori della cronaca italiana per i suoi rapporto con Armando Siri, l’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture, indagato per corruzione, che avrebbe agito da tramite tra Bannon e Matteo Salvini in Italia.

Secondo una recente ricostruzione giornalistica, durante un incontro avvenuto in Pennsylvania tra i due nell’aprile del 2016, Bannon avrebbe consigliato a Salvini di prendere di mira il Papa, soprattutto per le sue posizioni considerate troppoaccoglientinei confronti dei migranti. Da allora Bannon è uscito dalla Casa Bianca – si dice che non fosse ben visto dalla figlia di Donald Trump, Ivanka, e da suo marito Jared Kushner – e si è buttato a capofitto in una nuova avventura politica, quella di federare i movimenti sovranisti nel mondo, a partire da Matteo Salvini e Viktor Orban, il primo ministro ungherese, in vista delle elezioni europee di fine maggio.

La visione di Bannon, che riprende il tema delle crociate, è di un Occidente cattolico impegnato in una lotta alla morte con l’Islam. Il compito della classe politica attuale è quellodi proteggere la cultura e le istituzioni cattoliche non soltanto dal nemico interno (per cui Papa Francesco è un simbolo), ma anche da quello esterno, nella forma della lotta al terrorismo e del contrasto all’immigrazione, in particolar modo di popoli arabi e di persone di religione musulmana. La posta in gioco non sarebbe altro che la sostituzione etnica di un popolo per un altro.

Un ragionamento che serve a spiegare le ultime affermazioni di Matteo Salvini, il suo appello a votare Lega alle elezioni europee per salvare l’Europa e le generazioni future da uno Stato Islamico come anche l’iniziativa di Viktor Orban che, in un discorso tenuto in Romania nel 2018, aveva illustrato il suo sogno di un’Europa centrale – che avrebbe dovuto comprendere i quattro Paesi Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia) più Austria, Serbia, Croazia e Montenegro) – cattolica, anti-multiculturale, e autonoma dal resto dell’Europa.

Bannon figura anche tra i patrocinanti della fondazione presieduta dal Cardinale anti-Papa Raymond Burke, insieme al quale Bannon vorrebbe aprire una scuola politica per sovranisti nella Certosa di Trisulti, nel laziale, attualmente al centro di un indagine giornalistica per presunte irregolarità nei finanziamenti. Al centro di questo sodalizio c’è, non solo un comune interesse a difendere il cristianesimo dall’avanzata dell’Islam, ma anche la salvaguardia della ‘famiglia naturale’ dai propagatori della famosa ‘teoria gender’, vale a dire dai movimenti pro-aborto, da chi si fa portatore o portatrice di istanze a favore delle unioni omosessuali eccetera.

Tra i vari finanziatori dell’Istituto c’è anche Luca Volonte, uno degli organizzatori del Congresso Mondiale delle Famiglie – altro veicolo per i partiti sovranisti e i cattolici ultra-ortodossi nel mondo – nonché entusiasta sostenitore dell’onlus ProVita, a sua volta vicino al partito di estrema destra Forza Nuova. E il cerchio si chiude.