Passo indietro USA nella prevenzione dei disastri ambientali a favore delle aziende petrolifere

Importanti standard per prevenire la dispersione di petrolio in mare potrebbero essere allentate, venendo incontro alle pressioni dei petrolieri

Un passo indietro del Governo americano rispetto ai provvedimenti presi durante l’amministrazione di Barack Obama potrebbe comportare nuovi rischi di disastri ambientali come quello avvenuto nel Golfo del Messico nel 2010, quando la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon a seguito di una esplosione uccise 11 persone, riversando l’equivalente di quasi cinque milioni di barili di petrolio in mare.


Confermando i luoghi comuni, proprio l’attuale segretario agli Interni di Donald Trump, David Bernhardt è un noto lobbista del petrolio. Fresco di nomina – salito in carica un mese fa – ha annunciato il nuovo piano per le trivellazioni nel Golfo del Messico.


Se all’industria petrolifera l’iniziativa è piaciuta, i gruppi ambientalisti manifestano forti preoccupazioni. Le norme di sicurezza verrebbero infatti allentate, mentre viene data una forte spinta a nuove perforazioni nei fondali, con buona pace dei moniti a ridurre l’utilizzo di fonti fossili, in vista delle conseguenze nei prossimi decenni delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.

Il disastro della Deepwater Horizon

Il 20 aprile 2010 sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, situata al largo del Golfo del Messico, ci fu un'esplosione che uccise 11 operai. A seguito dell’incidente dalla struttura vennero riversati quasi cinque milioni di barili di petrolio in mare. Lo sversamento durò per 87 giorni fino al 15 luglio.Seguì già nel mese di dicembre una denuncia del Governo federale contro le aziende petrolifere coinvolte, tra cui la BP Exploration & Production. I danni ammontarono a 5.5 miliardi di dollari solo per pulire le acque e altri 8,8 per risarcire gli ingenti danni ambientali.

Nell’area interessata dallo sversamento vivevano 8332 specie, tra pesci, uccelli e altri animali. Già tra i mesi di maggio e giugno venne calcolata una contaminazione di «idrocarburi policiclici aromatici» (Ipa) 40 volte più alta rispetto ai livelli misurati prima dell’incidente. Per farci un’idea sulle conseguenze possiamo dare un’occhiata allo studio pubblicato su Science nel 2014, finanziato dalla National oceanic and atmosferic administration (Noaa).

Secondo quanto riportano i ricercatori, in diverse specie dell’ecosistema oceanicoanche concentrazioni molto basse di combustibile riversato nel mare erano potenzialmente «cardiotossiche». Risultati analoghi vennero riscontratiin un altro studio pubblicato nello stesso periodo dalla rivista dell’Accademia delle scienze americana (Pnas).

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Wikipedia|Un pellicano totalmente ricoperto di combustibile durante l'emergenza ambientale nel Golfo del Messico.

Come venne affrontata l'emergenza

Standard di sicurezza più severi possono prevenire il costo che comporterebberisolvere i disastri ambientali. Le difficoltà di fronte al disastro ambientale nel Golfo del Messico includevano variabilità sia nella quantità di carburante disperso, sia nelle condizioni meteorologiche.La prima linea di difesa è stata quella di disporre chiatte galleggianti, dal momento che il materiale – essendo idrofobo – fluttuava sulla superficie.

Seguìla ripulitura eseguita con filtri denominati «skimmer» e materiali atti ad assorbire l’olio, definiti appunto«sorbent». Infine vennero impiegati dei «disperdenti», ovvero delle sostanze chimiche in grado di ridurre l’olio in particelle più piccole, così da poterle degradare con più facilità.

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NASA|Immagine satellitare della dispersione originata dall'incidente della Deep Water Horizon.

Allentamento degli standard di sicurezza

Il problema riguarda non solo il rischio di dispersione in mare, ma anche l’incolumità degli operai che lavorano nelle piattaforme. Uno dei nuovi provvedimenti previsti riguarda ad esempio un allentamento dei requisiti minimi richiesti nei test dei «dispositivi anti-scoppio», proprio quelli pensati per prevenire disastri come quello della Deepwater Horizon, quando per mesi grandi quantità di petrolio vennero disperse in mare.

Diverse modifiche sembrano decisamente in linea con le richieste avanzate dal American Petroleum Institute (Api), uno dei principali gruppi di pressione in difesa degli interessi dei petrolieri.Eppure le stesse istanze vennero respinte proprio a seguito del disastro del 2010. Una commissione appositamente creata da Obama denunciò nel suo rapporto finale quanto fossero incompatibili con gli standard di sicurezza.

Leggendo il documento di quasi 400 pagine emerge una situazione di ambiguità della Api, che da un lato ha un bagaglio d’esperienza notevole per quanto riguarda la conoscenza degli standard di sicurezza, dall’altra ha interessi lobbistici, tende quindi a risparmiare il più possibile sui costi che delle norme rigide comporterebbero.

Riportiamo alcuni passaggi del paragrafo intitolato «The American Petroleum Institute: expert or advocate?» (pag. 225), dove si mette in evidenza quanto i conflitti di interesse dell’Api possano giocare un ruolo – negativo secondo il report – nell’influire sugli standard di sicurezza:

Il Dipartimento degli interni degli Stati Uniti ha storicamente adottato le pratiche e gli standard raccomandati, sviluppati da esperti tecnici all'interno dell'API, come regolamenti ufficiali delle agenzie. Sulla base delle molteplici riunioni e discussioni della Commissione con i principali membri dell'industria petrolifera e del gas, tuttavia, è chiaro che la capacità dell'API di fungere da standard affidabile per la sicurezza della perforazione è compromessa dal suo ruolo di lobbista principale del settore.

Poiché l'industria del petrolio e del gas dovrebbe svolgere operazioni potenzialmente più costose, l'API resiste regolarmente ai regolamenti delle agenzie che i regolatori governativi ritengono possano rendere tali operazioni più sicure, e l'API favorisce la regolamentazione che promuove l'autonomia del settore dalla supervisione del governo.

Dal momento che, il Dipartimento degli Interni ha a sua volta fatto affidamento sull'API nello sviluppo dei propri standard di sicurezza regolamentari, le carenze dell'API hanno minato l'intero sistema normativo federale.

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