«Prima trovi il candidato, poi facciamo il bando». Così avvenivano le nomine a Legnano – Il video

di OPEN

Durante la conferenza stampa la sostituta procuratrice Nadia Calcaterra ha citato alcuni passaggi delle intercettazioni, riportando le parole del vicesindaco Maurizio Cozzi di Forza Italia (ora in carcere). Oltre a lui sono ai domiciliari anche il sindaco Fratus e l’assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini

La sostituta procuratrice di Busto Arsizio, Nadia Calcaterra, parla di un «sistema» e definisce gli indagati come soggetti «dotati di scarso senso della legalità: un vicesindaco – spiega – che dice “prima si individua il candidato, poi si fa il bando” si commenta da solo».


Nomine in cambio di voti, è questo – secondo i magistrati – lo schema che si seguiva a Legnano, città simbolo del Carroccio, ora commissariata dal Prefetto, dopo l’inchiesta “Piazza Pulita”. Gli indagati sono 11, 3 gli arrestati: oltre al vicesindaco e assessore al Bilancio di Forza Italia, Maurizio Cozzi (l’unico in carcere) sono finiti ai domiciliari anche il sindaco Gianbattista Fratus della Lega e l’assessora alle opere pubbliche Chiara Lazzarini.


Gli inquirenti parlano di una «prassi, un malcostume diffuso, che diventa così esteso da essere percepito come legale». In un passaggio dell’ordinanza raccontano un aneddoto che riguarda proprio il sindaco Fratus, che si è presentato in procura per denunciare e ne è uscito – non è chiaro come – indagato.

A ottobre del 2017, quando era ancora in carica la vecchia amministrazione, Fratus consegnò ai magistrati un dossier anonimo per denunciare ombre nella gestione di Amga, la società che si occupa della raccolta rifiuti a Legnano, salvo poi trovarsi indagato con un accusa pesante, come quella di corruzione elettorale.

Alle elezioni del 2017, il sindaco avrebbe promesso un incarico in una società pubblica a un candidato escluso al primo turno, in cambio del suo appoggio al ballottaggio. Promessa mantenuta – dicono i magistrati – con la nomina della figlia di quest’ultimo presso la partecipata Aemme Linea Ambiente.

L’obiettivo degli 11 indagati – ha spiegato Calcaterra – sarebbe stato quello di creare un sistema con «soggetti a loro graditi, da manipolare in futuro. Una logica di colonizzazione politica delle amministrazioni e delle loro articolazioni».

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