Europee, l’Italia da “rossa” diventa tricolore (in cinque anni)

Nel 2014 il Pd aveva il 40% ed era primo in tutte le regioni. Ora ha strappato il 22,69% ma ha preso comunque 77mila voti in meno rispetto alle politiche del 2018

Ciclicità. Dalla fine della Prima Repubblica la storia della politica italiana è sempre stata caratterizzata da un movimento a pendolo. Un’alternanza quasi esatta di risultati, e di volti. Prima il centrodestra, poi il centrosinistra. In mezzo qualche governo tecnico di passaggio. Non c’è da stupirsi quindi che queste elezioni europee abbiano segnato un cambio di passo molto netto da quelle del 2014.


Eppure guardando le mappe del voto in Italia si vede qualcosa di più. Perché passare da un predominio prossoché totale a una sola, storica, regione lascia una certa impressione. Nel 2014 il Pd, trainato da Matteo Renzi, aveva superato il 40%: il risultato più alto di tutta la sua storia. La Lega guardava dal basso, con il suo 6,15% racimolato dopo gli scandali e il cambio di segretario.


I voti del Pd, 77mila in meno rispetto alle politiche del 2018

Il Pd era anche primo in tutte le regioni. Certo, un risultato che non stupisce in zone come l’Emilia Romagna o la Toscana, ma che diventa notevole in Lombardia e in Veneto. Terre che nel 2014 veninano da 20 anni di giunte regionali dell’area leghista o di centro destra. Il rosso era il colore più usato per stampare i grafici nelle cartine politiche sui giornali.

In queste elezioni il risultato della principale forza politica del centro sinistra riesce comunque a stupire. Con il 22,69% migliora di qualche punto quel 18,76% ottenuto nella disfatta del 4 marzo 2018. Percentuali che si sgonfiano un po’ andando a vedere il totale dei voti. Alle ultime europee il Pd ha preso 6.084.692 voti. Nel 2018 le preferenze alla Camera erano 6.161 896, oltre 77 mila voti in più.

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