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Per la prima volta una donna nera alla guida di un college di Cambridge

Da diversi anni sia l'università di Cambridge che quella di Oxford sono al centro di critiche perché considerate insufficientemente multiculturali. Ma non ci sono istituzioni troppo antiche per essere immuni al cambiamento

Basta farsi un giro nel refettorio di un college dell’università di Cambridge o di Oxford e gettare uno sguardo sui ritratti ufficiali
dei precedenti rettori – chiamati Masters – appesi alle pareti per rendersi conto che la cura della vita accademica e sociale degli studenti, divisi in varie «case» dal primo anno di studio universitario, è tendenzialmente sempre stata affidata a uomini bianchi. Un fatto che rende la nomina di Sonita Alleyne, una donna nera, un fatto storico. Si tratta infatti della prima persona nera chiamata a guidare un College nella storia dei due atenei.

Non ci sarebbe da sorprendersi: Alleyne, già premiata con un’onorificenza cavalleresca (OBE, ovvero Most Excellent Order of the British Empire) ha un’illustre carriera nei media alle spalle. È stata amministratrice fiduciaria della Bbc, ed è attualmente presidentessa del British Board of Film Classification e membro della Royal Society of the Arts e della Radio Academy, oltre ad essere anche cofondatrice ed ex Ceo di Somethin ‘Else, una casa di produzione multimediale che vanta come clienti Sky Arts e la stessa BBC.

Nata nelle isole Barbados e cresciuta in un quartiere nell’est di Londra, Alleyne stessa è un prodotto del prestigioso sistema educativo al quale adesso è chiamata a contribuire nelle vesti di Master, avendo ottenuto una laurea in filosofia presso il Fitzwilliam College dell’università di Cambridge. Prestigio che corre il rischio di trasformarsi in privilegio, non soltanto visto l’aumento nella retta universitaria – cresciuta a circa 9 mila sterline all’anno per gli studenti britannici, e più del doppio per gli studenti internazionali – ma anche a causa del processo di selezione, tacciato di svantaggiare gli studenti meno abbienti e, tra questi, quelli appartenenti a gruppi minoritari.

Un’accusa che si fa forte delle statistiche sugli studenti selezionati: l’anno scorso su circa 2 mila 600 matricole, soltanto 58 erano studenti neri. L’università – come anche Oxford – si è sempre difesa dicendo di badare soltanto ai risultati accademici, ma ovviamente i critici sottolineano come debba puntare più sul potenziale degli studenti. I pochi che riescono a entrare poi devono confrontarsi con una cultura universitaria, e in certi casi anche accademica, che non offre molti punti di riferimento per persone di culture diverse.

Un problema che è esploso in una serie di contestazioni negli ultimi anni, catalizzate dal movimento Rhodes Must Fall, che si prefigge lo scopo di ‘de-colonizzare’ le istituzioni accademiche prendendo di mira alcuni dei suoi simboli, come Cecil Rhodes, imperialista e fondatore della Rhodesia (oggi Zimbabwe e Zambia), nonché mecenate dell’Oriel College a Oxford, dove risiede una statua che lo ritrae. La nomina di Alleyne è dunque importante anche per questo. Non ci sono istituzioni troppo antiche o prestigiose per essere immuni al cambiamento.

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