Google nel mirino, in arrivo un’indagine dell’antitrust americana

Il dipartimento di giustizia Usa vuole controllare temi come la privacy, le intelligenze artificiali e il lavoro con il governo americano

Il motore di ricerca del mondo sta per essere scrutato dalla giustizia americana che vuole schiarirsi le idee su vari aspetti del crescente impero digitale e tecnologico di Google. La notizia è stata rivelata dal Wall Street Journal e ripresa da The Washington Post, The New York Times e Bloomberg.


Google ha da tempo superato i confini del web, sviluppando software, servizi proprietari e investendo in startup in tutto il mondo; questa crescita non è stata priva di incidenti.


Negli USA il colosso digitale l’ha fatta sempre franca, ma l’antitrust europeo è stato meno clemente: per la manipolazione dei risultati di ricerca, per l’inserimento coatto di app nel sistema Android, e per i contratti incompleti fatti firmare ai clienti AdSense, Google ha pagato 8,2 miliardi di euro.

Come sottolineato da Nick Statt in un articolo per The Verge, la posizione di dominio di Google sui motori di ricerca, i browser web, i sistemi operativi per cellulare e le email, che permette alla compagnia di collezionare una grande mole di informazioni sui suoi utenti, l’ha resa un bersaglio per i politici che vogliono regolare lo strapotere della Silicon Valley – in prima fila la candidata presidenziale Elizabeth Warren.

L’intera indagine è il sintomo, se non un diretto risultato, del peggioramento delle relazioni tra Washington e l’industria tech, ormai non più comparabili al clima di amichevole collaborazione dell’era Obama.

Il crescente monopolio digitale di poche compagnie, la loro totale libertà di azione, e la loro inefficienza nel controllare e comunicare i loro problemi strutturali ha mutato radicalmente l’attitudine del governo nei confronti dell’industria.

È anche un fattore la convinzione dei conservatori americani che i motori di ricerca Google – compreso YouTube – oscurino opinioni più tradizionaliste a favore di contenuti progressisti. Questa ipotesi – è stato dimostrato – è dimostrata completamente falsa, ma è stata comunque avvalorata da Donald Trump:

Non è ancora chiaro quali parti dell’impero Google saranno esplorate, né cosa il dipartimento di giustizia vada cercando: il colosso digitale può sicuramente promuovere con facilità i suoi stessi prodotti, ma la competizione nel mercato Usa è molto meno regolamentata che in Europa – cosa che di fatto ha permesso la crescita di compagnie come Google e Facebook.

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