Sex education: sifilide, “la grande mima” delle malattie sessualmente trasmissibili

«La sintomatologia è bellissima – spiega Cusini – la sifilide viene chiamata “la grande mima” perché può manifestarsi in tantissimi modi. Furono i dermatologi i primi a scoprirla»

«La sifilide è la regina delle infezioni sessualmente trasmesse». Il professore Marco Cusini, responsabile del centro Mts – malattie a trasmissione sessuale – del Policlinico di Milano, sceglie tra le cinque infezioni a cui i giovani devono prestare più attenzione questa malattia che, storicamente, ha rappresentato una piaga per molte civiltà. Una delle prime epidemie di sifilide di cui abbiamo traccia scoppiò a Napoli nel 1495.


«Questa malattia ha ancora una volta una popolazione prediletta, cioè i maschi che fanno sesso con altri maschi», spiega il medico. Fortunatamente, rispetto alle altre quattro malattie, è meno prevalente nei giovani: «Solo il 7% di tutte le sifilidi compare nei giovani. Ha delle manifestazioni cliniche peculiari, bisogna imparare a conoscerla perché può avere conseguenze importanti anche sul sistema nervoso centrale».


Può assumere aspetti diversi. «Il problema è che le manifestazioni cliniche non ci sono o sono poco evidenti, ma per diagnosticarla basta un test su sangue – dice il medico, consigliando di fare il test quando si fanno le normali analisi del sangue e se si ha una vita sessuale molto attiva. – Per fortuna la sifilide è una delle poche infezioni che non ha perso la sensibilità nei confronti della buona e vecchia penicillina».

La trasmissione avviene prevalentemente per via sessuale ed estremamente facile contrarla per via orogenitale. «Importante ancora oggi per la morbidità e la mortalità della sifilide gravidica: durante la gravidanza può dare dei problemi al feto. Nel contesto italiano, generalmente non è molto rilevante». I dati in possesso del professore mostrano un’incidenza maggiore sulla popolazione migrante in arrivo in Italia. «In Cina è un problema enorme: ha avuto una crescita di quasi il 400% nelle donne in gravidanza nell’ultimo decennio e, fino al 2016, era considerata una vera e propria emergenza sanitaria». 

Come la si può riconoscere? «La sintomatologia è bellissima – spiega Cusini – la sifilide viene chiamata “la grande mima” perché può manifestarsi in tantissimi modi. Classicamente si distingue una sifilide primaria in cui si ha una lesione nella sede di inoculo: nella maggior parte dei casi si trova in sede genitale o orale. Si forma un nodulo indolente accompagnato da un gonfiore delle ghiandole vicine».

Il sifiloma primario si manifesta 30-40 giorni dopo il contagio: «Se non trattato, scompare comunque da solo. Il batterio da lì in poi si diffonde per via ematica in tutto l’organismo», dice il professore.  A distanza di 40-60 giorni, per un po’ di mesi, i sintomi cominciamo a manifestarsi in tutto il corpo: «È la sifilide secondaria. Parliamo di sifilodermi, bolle, dermatiti sul palmo delle mani e sui piedi. Ma possono essere vari e svariati i sintomi».

Ma è la terza fase quella più rischiosa: «In un 30-40% dei casi, dopo una fase di quiescenza, la sifilide attacca gli organi interni. Può dare problemi cardiaci: la aortite o la mesoaortite sifilitica». Purtroppo, se non trattata adeguatamente, può creare problemi neurologici e si trasforma in neurosifilide, «forma tardiva e oggi rara. Prima ce l’avevano in tanti, da Nietsche ad Al Capone, molti personaggi famosi ne hanno sofferto». Adesso, in Italia, la sifilide desta più preoccupazione per le donne in gravidanza e i danni al feto.

Sonia Cucculelli per Open | Sifilide, termine preso dal titolo del poema latino Syphilis, sive de morbo gallico (1530)

di Felice Florio e Cecilia Greco

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