«New faces»: imprese da under 30. Sweetguest, il real estate incontra la tecnologia

in collaborazione con Eni

Un software in grado di abbinare l’algoritmo di Airbnb alle richieste di chi vuole mettere a reddito un proprio immobile. Risultato? Case quasi mai sfitte e la tranquillità dei proprietari di non dover gestire praticamente nulla

Sui libri di storia leggiamo racconti di persone che, con le loro imprese, hanno cambiato il mondo. Guglielmo Marconi aveva 21 anni quando inventò la radio, Ray Tomlinson stava per compierne 30 quando è riuscito a inviare la prima mail al mondo. Ma questo è il passato: «New faces» è la rubrica dedicata ai giovani che credono nelle proprie piccole rivoluzioni, oggi. Per innovare il domani.

«Come nelle più belle storie di amicizia è stata una passione comune a farci incontrare: il Jiu Jitsu, una disciplina che dal primo momento ci ha permesso di conoscerci a fondo e scoprire la nostra personalità», spiega Edoardo Grattirola, founder di Sweetguest. Un software di gestione degli appartamenti su Airbnb che solleva i proprietari da qualsiasi impegno e si ritaglia un posto di rilievo nel boom della sharing economy.

Il team

«Io venivo da un’esperienza come business controller in azienda – racconta Edoardo -, mentre Rocco Lomazzi aveva maturato un forte background nel settore immobiliare, che ancora oggi rimane il suo “ambiente naturale”». Da una chiacchierata sul tatami, all’idea nata sulla scia di Expo 2015 e dalla rivoluzione che l’evento ha portato nel mercato degli affitti a Milano. «All’epoca Rocco si occupava di relocation immobiliare, con il compito di trovare case per i manager dei grandi gruppi multinazionali in arrivo da varie sedi».

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I primi affitti

Ma la vera scintilla è partita «quando un vicino di casa di Rocco si trasferì a Ibiza e gli chiese supporto. Rocco decise di provare ad affittare la casa su Airbnb, che in quel momento stava iniziando a diventare sempre più popolare», spiega Edoardo. Il successo della gestione fu tale che anche gli altri vicini di casa iniziarono ad affidargli le loro proprietà.

«Ne discutemmo insieme, capimmo che poteva essere un business vincente, e individuammo un’opportunità nello sviluppo di un software gestionale che interagisse con gli algoritmi di Airbnb, ottimizzando la visibilità degli annunci. Così, quel software ce lo siamo creati in casa e a marzo 2016 è partita la nostra avventura».

Edoardo Gattirola, 30 anni, Sweetguest founder

Odio restare sfitto

Oggi trentenni, i due ragazzi lombardi hanno programmato un software esterno ad Airbnb, la cui forza è interagire e adattarsi perfettamente alla piattaforma simbolo della sharing economy immobiliare. Sono i proprietari della tecnologia, la prima di questo genere nel mercato degli affitti. Ma non si tratta solo di un algoritmo che si trasforma in base ai codici che tengono in piedi il sistema Airbnb.

«Combiniamo la nostra tecnologia, in continua evoluzione, alle esigenze di ogni singolo proprietario, riuscendo a porci come consulenti capaci di suggerire la soluzione di affitto più adatta in base a città, zone e tipologie di immobile».

Sembra complicato, ma il risultato pratico di questi infiniti incroci di dati fa tendere allo zero il numero di settimane che restano sfitte. «Questa caratteristica, in un mercato in continua evoluzione, si è rivelato un valore aggiunto che ci è stato riconosciuto dai nostri clienti e dai nostri investitori», racconta Edoardo.

La colonizzazione del mercato

Marzo 2016: l’idea diventa progetto, il progetto diventa un team di persone che lavora allo sviluppo del software. «Da quel momento abbiamo vissuto un’evoluzione continua, che ha visto l’apertura delle sedi di Firenze a fine 2017 e di Roma e Venezia a marzo e giugno 2018, e la chiusura di tre round di finanziamento, per un valore di oltre 10 milioni di euro totali», spiega Edoardo.

Lungo questo percorso sono cresciute le opportunità di business, «e nel 2018 abbiamo esteso il servizio anche alla gestione degli affitti medi, oltre che brevi, posizionandoci come partner di riferimento per la messa a reddito immobiliare a tutto tondo. Parallelamente è cresciuto anche il nostro team, che oggi conta quasi 50 dipendenti e oltre 50 collaboratori esterni».

Rocco Lomazzi, 30 anni, Sweetguest founder

Soddisfazioni ed espansione

«Dai cambi di uffici, alle aperture delle altre sedi, ai closing degli aumenti di capitale, che ci hanno confermato la fiducia dei nostri investitori e permesso di continuare a guardare al futuro, a progettare e ad ampliare le nostre visioni», dice Edoardo, pieno di speranza.

E non si risparmia l’inglesismi caratteristici degli startupper: «Unlock the full potential of Real Estate, globally – e gli chiediamo di essere più chiaro -. Globally non lo diciamo a caso. Vogliamo consolidare la nostra posizione di leadership in Italia, per poi espandere nostra attività all’estero».

Milano chiama estero

I contro che Sweetguest ha riscontrato sono legati a un mercato di venture capital ridotto. «Molte startup fanno fatica a ottenere valutazioni importanti e a raccogliere i capitali necessari per competere all’estero. Questo svantaggio, però, può rappresentare un’opportunità e trasformarsi in un pro, obbligando le startup a crescere con modelli più efficienti e meno impattanti in termini di cash burn rispetto a quelli diffusi all’estero».

Fortunatamente, muoversi in una grande città ha portato le sue positività: «l’ambiente milanese, in cui siamo nati, ci ha sempre sostenuto e ci ha dato gli stimoli e la forza per poter crescere anche nelle altre città – racconta con il sorriso Edoardo -. Si può partire dall’Italia senza dimenticarsi però di puntare in alto, avere ben chiari gli obiettivi e rimanere determinati, quindi a quel punto guardare all’estero per fare bene. È difficile, ma si può fare».