Carburante per auto dall’«acqua sporca»: la nuova vita (in Italia) degli scarti agroalimentari. E l’ambiente ringrazia

Dagli scarti agro-alimentari alle nostre auto e abitazioni: perché rispettare l’ambiente conviene

Una delle ricette per far fronte alla necessaria riduzione delle emissioni – senza per questo rinunciare a generare ricchezza – è certamente l’economia circolare, ovvero il riutilizzare gli scarti per ricavarne ancora prodotti utili.


A Faenza, in Emilia Romagna, gli scarti agro-alimentari, soprattutto quelli dell’industria vinicola, vengono convertiti in bio-metano per le automobili e per la produzione di energia elettrica.


Dagli scarti del vino alla pompa di benzina

Gli impianti della Caviro Extra riescono a trattare centinaia di migliaia di scarti derivati dalla produzione di 190 milioni di litri di vino: si tratta di circa il 10% di tutta la produzione nazionale. 

Così la Caviro è diventata con nove milioni di euro di investimenti il principale produttore italiano di bio-metano. Il tutto si deve alla riconversione di un impianto già esistente, destinato alla produzione di biogas

Secondo la rivista Quattroruote, ogni anno una utilitaria percorre mediamente più di 11 mila chilometri, in base a questi dati si stima che la produzione degli stabilimenti di Faenza possa alimentare l’equivalente di 18 mila vetture ogni anno.

Il tutto sarà immesso nella rete Snam. Ovviamente sarà possibile impiegare il bio-metano anche per il riscaldamento delle abitazioni.

Riducendo le emissioni si guadagna

Oltre al bio-metano gli impianti sono in grado di convogliare la CO2 prodotta durante la lavorazione degli scarti per venderla a sua volta a scopi industriali: non solo si evitano le emissioni in atmosfera, ma ci si guadagnerà pure. 

«Il biometano in uscita dal nostro impianto è classificato come avanzato – spiega il direttore di Caviro Extra Fabio Baldazzi – in quanto realizzato dai sottoprodotti della filiera agroalimentare e quindi senza sottrarre terreno all’agricoltura per la produzione di colture adatte a diventare biogas».

Creare valore con l’«acqua sporca»

Si calcola che alla fine solo lo 0,66% degli scarti resteranno dei rifiuti, mentre vi sarà un risparmio di acqua e suolo notevole. Secondo il presidente di Caviro Carlo Dalmonte, i suoi stabilimenti non fanno altro che «ritirare acqua sporca da imprese agro-industriali». 

Questo è solo l’inizio: il sistema messo in moto dalla Caviro è infatti espandibile, con conseguenti benefici per i trasporti, per l’economia e per l’ambiente. Tutto questo è stato anche certificato dal Consorzio italiano biogas.

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