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Ponte Morandi, Di Maio: «Autostrade chiarisca perché voleva demolire nel 2003». Aspi: «È pretestuoso»

29 Giugno 2019 - 21:26 Redazione
Di Maio: «Aspi manifestò l'intenzione di demolire ma poi non se ne fece nulla per via dei costi. È bene allora che i Benetton chiariscano questo passaggio nel dettaglio». Autostrade: «Era un semplice studio di fattibilità, solo un'opzione»

«Lotteremo fino alla fine per dare giustizia alle famiglie distrutte dalla tragedia del Ponte Morandi. Autostrade chiarisca la ragione per cui voleva demolire già nel 2003». Ancora una volta il vicepremier M5s Luigi Di Maio torna a scagliarsi contro Aspi e a chiedere giustizia per il crollo del viadotto sul Polcevera in seguito al quale, il 14 agosto 2018, 43 persone che in quel momento si trovavano a passare di lì hanno perso la vita.

L’episodio, oltre ad aprire una ferita insanabile per Genova e i suoi cittadini, ha sicuramente portato alla ribalta il tema della sicurezza delle infrastrutture italiane e l’urgenza di certi interventi. Per il M5s, una delle priorità all’indomani del crollo è stata quella “pretendere” il ritiro della concessione ad Autostrade per l’Italia.

Un tasto che, negli ultimi tempi, dopo un periodo di calma piatta. Di Maio e i suoi sono tornati a battere con insistenza. L’occasione per riaccendere la polemica politica – al di là dell’inchiesta nelle mani della procura di Genova dagli istanti successivi al collasso del ponte – è stata l’esplosione controllata del moncone est: 6 secondi in cui è stato fatto saltare in aria quello che rimaneva ancora in piedi del ponte Morandi. Cancellati i segni del vecchio, sarà forse ora possibile ricominciare da capo. Quantomeno con la costruzione del nuovo ponte.

L’accusa di Di Maio: «Aspi chiese di demolire ma bloccò tutto per via dei costi»

Luigi Di Maio torna dunque a incalzare il gruppo autostradale Atlantia sulla revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia: «Se vieni pagato e fai profitto per gestire un’infrastruttura dello Stato e non lo fai, ci sono delle conseguenze. Che in questo caso si chiamano revoca della concessione. L’Italia è il nostro Paese, non ci facciamo dettare la linea dalle multinazionali».

«Ora sindacati e grandi organizzazioni di industriali gridano allo scandalo. Non gridarono allo scandalo dopo la tragedia del Ponte Morandi. E nessuno di loro ha gridato allo scandalo nemmeno dopo ieri, quando l’esperto di esplosivi ha ammesso che già nel 2003 Autostrade gli chiese di demolire il ponte, ma poi non se ne fece più nulla per via dei costi. È bene allora che i Benetton chiariscano anche questo passaggio, nel dettaglio».

Autostrade: «Solo uno studio di fattibilità»

Pronta la replica di Autostrade per l’Italia all’attacco del vicepremier M5s Di Maio: il progetto del 2003 di demolizione con esplosivi del ponte Morandi era «un semplice studio di fattibilità» per la sostituzione del viadotto con un ponte con capacità raddoppiata. Ma – stando a quanto fa sapere Aspi – si trattava solo di «opzioni» poi «discusse a partire dal 2008 in dibattito pubblico».

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