Scandalo Csm, nuove intercettazioni gettano un’ombra sul procuratore generale della Cassazione
Riccardo Fuzio, procuratore generale della Cassazione, è stato una delle voci più critiche nei confronti dei principali protagonisti dello scandalo che ha travolto il consiglio superiore della Magistratura, partito da un’inchiesta per corruzione su Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, gettando una luce sui tentativi da parte di lobbisti, politici e magistrati di influenzare importanti nomine e di indirizzare l’esito di inchieste.
Era stato proprio Fuzio a chiedere la sospensione facoltativa di Luca Palamara e ad aver attaccato l’ex ministro per lo Sport (governo Gentiloni), Luca Lotti, insieme all’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri (entrambi del Partito democratico), frequentatore delle cene carbonare organizzate da Palamara.
Eppure, dalle nuove intercettazioni pubblicate sul sito del settimanale l’Espresso, Fuzio non appare totalmente estraneo ai fatti. Rivela a Palamara informazioni riservate, trama per quanto riguarda la nomina del nuovo procuratore capo di Roma, raccoglie insinuazioni e accuse nei confronti dell’ultimo magistrato a ricoprire quel ruolo, Giuseppe Pignatone.
Le intercettazioni
Nelle intercettazioni, sembra innanzitutto che Fuzio sveli a Palamara, suo amico, informazioni riservate sull’inchiesta avviata dalla procura di Perugia nei suoi confronti, come i regali fatti a una cara amica di Palamara, Adele Attisani, da parte dell’imprenditore Fabrizio Centofanti, presunto corruttore di Palamara, oltre che un viaggio a Dubai, presumibilmente a favore di Palamara.
Ma, dalle intercettazioni, sembra che anche Fuzio tenti, insieme a Palamara, di ideare una strategia per influenzare le nomine dei procuratori capo di Perugia e di Roma. Nelle intercettazioni i due parlano delle possibili combinazioni dei voti, delle correnti all’interno della magistratura: sinistra (Area), di destra (Magistratura indipendente) e di centro (Unicost), a cui appartiene Palamara.
Durante la conversazione Palamara, rivolgendosi a Fuzio, fa più volte ricorso al pronome «noi»: un riferimento a quello che i due possono fare per «salvare il gruppo» e per trovare il consenso necessario per la nomina di Marcello Viola come successore di Giuseppe Pignatone – ex capo della procura della Repubblica di Roma – a discapito di quello di Palermo Francesco Lo Voi e del procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo.
Pignatone, acerrimo nemico di Palamara, figura anche lui nelle intercettazioni. In una conversazione che risale al 21 maggio, Palamara sostiene che il fratello di Pignatone, avvocato di grido, riceva soldi da Pietro Amara, avvocato anche lui, considerato uno dei burattinai nell’intero scandalo.
Un riferimento all’esposto di Stefano Fava – Pm romano che avrebbe partecipato all’operazione per discreditare Pignatone – nei confronti dello stesso Pignatone e del suo aggiunto Paolo Ielo, ‘colpevole’ di aver trasmesso a Perugia le carte dell’accusa di corruzione nei confronti di Palamara.
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