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Palamara al Csm: «Ho fatto errori, ma il sistema ha sempre funzionato così, accettato da tutti»

L'ex presidente dell'Anm si è scusato per la "lingua sporca" emersa dalle intercettazioni. E ha respinto ogni accusa sulle "interferenze" nelle nomine in magistratura

Luca Palamara ha negato ogni tipo di interferenza nelle nomine in magistratura, se non all’interno di un «sistema», cioè quello delle correnti delle toghe e nello spirito di «coinvolgimento dei rappresentanti del mondo della politica». Per mezz’ora davanti alla commissione disciplinare del Csm che deve decidere sulla sua sospensione di funzioni e stipendio, l’ex presidente dell’Anm ha chiarito anche la natura delle frasi emerse dalle intercettazioni nella famosa riunione in hotel del 9 maggio 2019 tra lui e Luca Lotti, oltre che gli ex membri del Csm e il deputato Pd Cosimo Ferri. Frasi che non contengono: «Nessun comportamento gravemente scorretto e nessuna offesa» .

Palamara si è scusato per l’uso di una «lingua sporca», quella usata nelle diverse intercettazioni che lo riguardano in relazione all’inchiesta della procura di Perugia. «Il discredito che è derivato da alcuni passaggi di queste conversazioni, riportate parzialmente dalla stampa contro ogni mia volontà – ha aggiunto Palamara – mi rammarica profondamente. Per queste ragioni voglio oggi in questa sede rivolgere le mie scuse più sincere e profonde al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di garante supremo dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura».

Non ci sono “avversari”

Palamara ha negato anche ogni tipo di ostilità con i colleghi: «Ho sempre avuto buoni rapporti con tutti», in particolare nei confronti del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone: «Per tanti anni per me è stato un sincero e reale punto di riferimento e con il quale mi sento di aver contribuito all’attuale assetto della Procura di Roma».

Falsa, secondo Palamara, sarebbe anche la realtà emersa dalle intercettazioni sui rapporti con l’attuale procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, candidato a prendere il posto di Pignatone a Roma: «È stato il primo giudice con il quale da giovane Pm a Reggio Calabria ho fatto udienza. E che per questo motivo non potrò mai dimenticare, anche per i rapporti personali che con lui ho avuto in tutta la mia carriera».

L’ex presidente dell’Anm ha smentito anche l’esistenza di un dossier su Paolo Ielo, che ha trasmesso le carte dell’indagine che lo riguardavano alla procura di Perugia. Secondo Palamara, quell’atto di Ielo era dovuto e la sua irritazione era solo legata alla tempistica: «E al fatto che questa voce si fosse oramai sparsa negli uffici giudiziari e in particolare all’interno della procura di Roma e tra i giornalisti».

I rapporti con Luca Lotti

Palamara spiega poi la natura dei suoi rapporti con l’ex ministro Luca Lotti: «Rapporti trasparenti finalizzati ad affrontare tutte le tematiche afferenti al mondo della giustizia, senza nessuna opacità». Con questo spirito Palamara ha giustificato le discussioni che «spesso hanno riguardato anche i candidati» alle più importanti nomine degli uffici giudiziari: «Io ho interpretato queste occasioni come un normale travaso di informazioni lecite da un mondo a un altro e i colloqui e le frequentazioni che ho avuto, parallelamente a tanti altri rappresentanti del mondo associativo, hanno riguardato chiunque volesse confrontarsi».

E con Lotti non faceva eccezione. Palamara sostiene di aver conosciuto Lotti: «Non come indagato del procedimento Consip – vicenda in relazione alla quale nessun aiuto mai avrei potuto dare qualunque nome fosse stato proposto per ricoprire la carica di Procuratore di Roma atteso il rinvio a giudizio dello stesso Lotti – ma come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio al quale numerosi magistrati avevano occasione e modo di rivolgersi».

La nomina sulla procura di Roma

Una delle accuse mosse contro Palamara dal ministero della Giustizia che ne chiede la sospensione è di aver interferito illecitamente nella nomina di Procuratore di Roma: «È una contestazione che mi addolora profondamente. Io mi professo formalmente estraneo a qualsiasi forma di interferenza, poiché altrimenti dovrei essere accusato di averlo fatto anche per la nomina dei più importanti uffici giudiziari del nostro Paese».

Il sistema delle correnti

Almeno dal 2007 fino al 2019, Palamara elenca quindi tutte le occasioni in cui ha potuto discutere, in sedi ufficiali o informali, di nomine in magistratura: «È stato ed è il sistema delle correnti nel quale gruppi associativi, Anm e Csm hanno sempre interagito tra i loro, creando un vero e proprio blocco del sistema». Palamara parla quindi del «cartello elettorale che designa i candidati sia all’Anm che al Csm». I candidati vengono poi designati: «Previo accordo tra le stesse correnti», così da limitare candidature indipendenti.

E infine: «Per alimentare il sistema – aggiunge Palamara – una volta eletto il candidato deve necessariamente relazionarsi con il suo gruppo associativo di appartenenza, avendo in quell’ambito ricevuto i voti per la sue elezione». Quindi quel candidato eletto, spiega Palamara: «Sarà chiamato a rispondere alle numerose sollecitazioni, che sempre da quello stesso ambito provengono nei termini sopra descritti».

Magistratura e politica

Palamara prova quindi ad allontanare ogni insinuazione che vuole le cene intercettate, occasioni «per pianificare le strategie e per ledere le prerogative dei singoli consiglieri». Secondo lui invece tutti quegli incontri sono sempre stati: «Momenti di libera espressione di idee e di opinioni che tali sarebbero rimaste, e che in alcun modo avrebbero potuto ledere l’autonomia del plenum unico organo sovrano ad effettuare le scelte».

Ogni scelta fatta nell’ambito delle nomine, Palamara sostiene di averla sempre portata avanti con l’obiettivo di: «Scegliere il miglior profilo professionale idoneo a ricoprire l’incarico». Per farlo però era necessario trovare un accordo con le componenti associative e con quella laica, cioè espressione della politica: «È l’incontro tra la componente laica e quella togata, previsto dalla nostra Costituzione, che nella mia esperienza personale ha esaltato ancor di più questo momento di incontro tra magistratura e politica con il conseguente coinvolgimento anche dei rappresentati del mondo della politica».

«Ho fatto parte di questo sistema – ammette Palamara – condividendone pregi unitamente alla piena consapevolezza dei dimessi. dell’esistenza dei quali però non poso assumermi da solo tutte le responsabilità». Nel corso della sua consiliatura nel Csm: «Errori sicuramente ne sono stati commessi – chiarisce – Su questo ha sicuramente inciso la sfrenata corsa al carrierismo».

Il rinvio

L’udienza di oggi, 2 luglio, conclusa dopo appena trenta minuti, si è concentrata solo su questioni preliminari, tra cui quella delle ricusazioni rivolte ai togati Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita. La prossima udienza della commissione disciplinare del Csm è stata fissata quindi per il prossimo 9 luglio.

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