Truffa da 7 milioni di euro di quattro onlus, il gip: «Decine di migliaia di euro a ‘ndranghetisti»

Un sodalizio criminale di quattro onlus lombarde per intascarsi milioni di euro sulla pelle di centinaia di migranti, i quali non ricevevano i servizi minimi

Undici ordinanze di custodia cautelare per persone collegate a un consorzio di quattro onlus che avrebbero truffato le prefetture di Lodi, Parma e Pavia. Si tratta di Area solidale, Milano Solidale, Amici di Madre Teresa e Volontari senza Frontiere. Una donna, Daniela Giaconi, l’amministratrice di fatto di tutte e quattro le onlus, avrebbe movimentato in maniera illegittima circa un milione di euro e ora è in custodia cautelare in carcere. A lei è stato contestato anche il reato di autoriciclaggio.


Cinque persone, invece, si trovano ai domiciliari. Gli altri cinque hanno l’obbligo di dimora e l’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria. Il totale della presunta truffa scoperta dai magistrati di Milano supera i sette milioni di euro. «Sono 23 i capi di imputazione di truffa ai danni dello Stato: le onlus hanno partecipato almeno a 30 bandi delle tre prefetture», ha detto il procuratore Gianluca Prisco che, insieme a Ilda Boccassini, ha coordinato le indagini durate due anni.


Il sistema per far sparire i soldi

Secondo i magistrati, gli indagati avevano creato un sistema intricato per far sparire i soldi che le prefetture davano alle onlus per accogliere i migranti in Lombardia. Un sodalizio criminale di associazioni costituite solo per partecipare alle gare e accaparrarsi soldi pubblici. Le centinaia di migranti gestiti dalle onlus, in realtà, ricevevano servizi insufficienti: dei 35 euro dedicati per l’affitto, il cibo e il vestiario, gran parte sarebbe stato usato per foraggiare i conti personali o, ad esempio, l’acquisto di due immobili.

Gli anni analizzati vanno dal 2014 ad oggi. «Nell’ultimo anno, grazie alle intercettazioni telefoniche, abbiamo avuto la conferma – spiega Prisco – gli indagati parlavano al telefono della paura di essere scoperti dalla Guardia di Finanza, delle false fatture e di come intascare i soldi pubblici». È stata l’analisi di circa 20 conti correnti ad aver dato alle Fiamme Gialle la prova che i soldi dei bandi non sarebbero finiti ai migranti.

Migliaia di euro agli ‘ndranghetisti

Secondo i magistrati, alcuni degli arrestati hanno avuto in passato contatti con la ‘ndrangheta. «Non ci sono legami accertati con le famiglie calabresi – ha detto Prisco – ma sappiamo che tre delle undici persone in custodia cautelare si sono conosciute nel 2003 mentre svolgevano lavori socialmente utili come misura alternativa al carcere». Si tratta di pluripregiudicati, condannati per reati gravi legati al traffico di droga.

Ma, nell’ordinanza, il gip Milano De Marchi scrive chiaramente che «tra le varie finalità illecite anche quella di garantire supporto economico ad alcuni soggetti colpiti da condanne per reati, tra gli altri, di associazione a delinquere di stampo mafioso», garantendo a questi ultimi «uno stipendio senza alcuna prestazione lavorativa».

«Hanno avuto in passato collegamenti con alcuni ‘ndranghetisti, ma non possiamo dire che la criminalità organizzata c’entri con il caso Fake Onlus», ha ripetuto Prisco però ai giornalisti. A partire dal 2014, il consorzio avrebbe finto di dare lavoro a persone già condannate e in galera. Quest’attività fittizia sarebbe servita a fargli scontare misure alternative al carcere.

Queste persone sarebbero poi state impiegate nell’assistenza ai migranti: «Con l’emergenza migratoria, le prefetture bandirono molti appalti. Le onlus dichiararono di non avere persone con precedenti penali nel proprio organigramma», sostiene Prisco, circostanza che si sarebbe rivelata non veritiera e che – se scoperta – avrebbe escluso le onlus dalle gare.

Ma nell’ordinanza, nella parte in cui si parla di «pagamenti anomali», il giudice De Marchi scrive che Salvatore Muia avrebbe ricevuto oltre 20 mila euro dalla onlus Milano Solidale, Santo Pasquale Morabito 51 mila euro dalla onlus Gli amici di Madre Teresa e Salvatore Camerino più di 20 mila euro sempre dalla onlus Gli amici di Madre Teresa.

I pm: «Le onlus fingevano di erogare servizi mai svolti»

Per vincere i bandi delle prefetture era necessario poter contare su una serie di figure professionali che le onlus, secondo gli inquirenti, avevano finto di avere in organico: «psicologi, assistenti sociali, legali. Queste cinque, sei persone non c’erano, eppure erano segnalate nella documentazione. Così come abbiamo constatato l’essenziale presenza dei mediatori culturali», dice Prisco.

«La rappresentanza legale delle onlus era affidata sempre a tre, quattro soggetti, i quali non avevano pregiudizi penali e potevano presentarsi in prefettura per vincere gli appalti. Queste, ma anche tutti gli altri membri delle onlus, si interscambiavano i ruoli all’interno delle onlus con cadenza frequente – spiega Prisco – altro elemento particolare è che non si accavallavano mai nello stesso bando e, appena vinto, smistavano il bonifico prefettizio alle altre onlus. Poi andavano a prelevare il denaro in contanti o con altri mezzi svuotavano le casse delle associazioni», conclude Prisco.

Salvini: «Meno sbarchi e meno soldi per i professionisti dell’accoglienza»

«Il business dell’immigrazione ha fatto gola ad alcune onlus di Lodi – ha subito commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini -. Meno sbarchi e meno soldi per i professionisti dell’accoglienza. Così risparmiamo, difendiamo l’Italia e investiamo per assumere più forze dell’ordine. La pacchia è finita».

Leggi anche: