Addio allo storico giornale nero negli Usa: da Martin Luther King a Obama, in stampa la sua ultima copia

Quando la stampa mainstream ignorava i fatti della comunità nera, il quotidiano ha dato voce a chi non l’aveva

Il Chicago Defender ha dato notizia della morte di Martin Luther King, dell’elezione di Barack Obama, ma soprattutto della vita quotidiana della comunità afroamericana per più di 100 anni. Ha pubblicato editoriali contro le leggi di Jim Crow, a favore dell’uguaglianza nell’esercito americano ed è diventato la piattaforma principale per qualsiasi politico volesse conquistare voti nella comunità nera. Mercoledì 9 luglio sarà però l’ultimo giorno che i lettori lo troveranno dal barbiere, sui tavolini dei caffè, negli edicola di tutta America. L’edizione continuerà, ma solo online, per far fronte alla crisi della carta stampata. Quando i giornali mainstream ignoravano i fatti più o meno eclatanti che riguardavano la comunità nera, quando tutti i matrimoni e i funerali segnalati erano di americani bianchi, The Defender dava uno spazio a questa comunità altrimenti esclusa dai media. E offriva una possibilità di riscatto dagli stereotipi con i quali veniva rappresentata la popolazione nera nei media tradizionali.


Le copie si trovavano dovunque. Esisteva un modo di dire, quando due persone erano in disaccordo su un fatto: «È vero se c’è scritto sul Defender». Un’abitudine quotidiana, ma anche un simbolo di emancipazione. Nato nel 1905, la sua fama ha velocemente superato i confini di Chicago. Dalla fine della guerra civile nel 1865, sono nati circa 500 giornali «neri», secondo un rapporto sulla stampa afroamericana elaborato dal Democracy Fund, e il Defender è stato, tra questi, il più leggendario. Oggi questi sono 218 letti quotidianamente da 22.2 milioni di lettori, secondo la National Newspaper Publishers Association, associazione di editori afroamericani. Anche se la situazione sembra migliorata oggi, e i media mainstream non mettono più al bando la comunità afroamericana, il razzismo ancora presente rende ancora necessaria la presenza di questo tipo di media, ha affermato Benjamin Chavis Jr, direttore dell’associazione in un’intervista con il New York Times: «Fino a quando il razzismo continuerà ad essere un problema, avremo bisogno che la stampa provenga da fonti diverse, comprese quelle nere».


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