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Atlantia rompe gli indugi e scende in campo per il salvataggio di Alitalia

12 Luglio 2019 - 08:13 OPEN
La famiglia Benetton formalizza l'interesse a entrare nel salvataggio della compagnia. Il Movimento sempre meno duro: «Vogliamo tutelare al massimo l'interesse pubblico»

Mancano tre giorni alla scadenza del termine per presentare le offerte e partecipare al piano di salvataggio per la compagnia di bandiera. La data “X” è fissata al 15 luglio (data per ora non rinviata) e, alla fine, dopo mesi di barricate pentastellate e titubanze della società, la holding entra in campo per giocarsi la partita Alitalia.

L’11 luglio, il consiglio di amministrazione di Atlantia ha dato il via libera al ceo Giovanni Castellucci «di approfondire la sostenibilità e l’efficacia del piano industriale relativo ad Alitalia – inclusa la compagine azionaria e il team manageriale – e gli opportuni e necessari interventi per un duraturo ed efficace rilancio della stessa, riferendo in una prossima riunione consiliare per le opportune valutazioni ed eventuali connesse deliberazioni».

Nella nota diffusa dalla holding della famiglia Benetton si legge anche che Atlantia «ha preso atto dell’interesse della società controllata Aeroporti di Roma per una compagnia di bandiera competitiva e generatrice di traffico».

Toninelli: «Valuteremo sulla base dell’interesse pubblico»

Durante il question time, il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ha insistito nel mettere in chiaro la linea per Autostrade per l’Italia: «Per quanto riguarda il caso specifico di Autostrade, ribadisco la convinzione di procedere con la risoluzione unilaterale».

E poi, da parte di uno degli esponenti del Movimento 5 Stelle che più ha condannato i Benetton dopo la tragedia del ponte Morandi, arriva il primo “ma”: «Ma al tempo stesso ribadisco la convinzione di farlo con gli strumenti e le valutazioni opportune, stante il quadro normativo con cui agiamo in conseguenza delle scelte dei Governi precedenti».

«Vogliamo infatti tutelare al massimo l’interesse pubblico – ha continuato Toninelli – e scongiurare qualsiasi ricaduta sulle case dello Stato, cioè sulle tasche dei cittadini, a differenza di quanto fatto dai nostri predecessori».

Tria: «Auspicabile Atlantia in Alitalia»

A patto che sia un alleato forte per la gestione statale, dunque, che al momento avrebbe più del 50% delle azioni con Fs e Mef. Ma anche per quella privata, visto che la Delta ha accettato di porre una partecipazione a patto che le componenti della trattativa fossero solide.

E la famiglia Benetton in questo senso di garanzie saprebbe darne, ne è prova la crescita in borsa: l’11 luglio la holding ha brillato (+2,57% a 24,33 euro per azione) proprio per le aspettative degli investitori, che vedrebbero il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera come un’agevolazione per la vicenda delle concessioni autostradali.

«Penso che Alitalia sia un partner forte», ha detto il ministro del Tesoro Giovanni Tria. «E una sua partecipazione sarebbe auspicabile». Che però precisa: «D’altra parte la questione del ponte di Genova e delle concessioni va affrontata su un piano strettamente giuridico, da tenere separato. Anche perché Atlantia è in parte dei Benetton, ma in gran parte ha come azionisti grandi fondi internazionali. E quindi il rispetto delle norme è necessario per tutelare gli azionisti».

Per ora, dal Movimento fanno squadra attorno alle posizioni iniziali: «Se Atlantia ha interesse ad entrare nel capitale di Alitalia presenti un’offerta e verrà valutata come tutte le altre», ha detto Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato, a Rai Radio1. «Ma non può esserci uno scambio. La questione Autostrade non c’entra nulla con la gestione della nostra compagnia di bandiera».

Salvini: «Atlantia alleato forte»

«Atlantia in Alitalia? È un partner industriale serio», ha commentato il vicepremier leghista Matteo Salvini, confermando le posizioni della Lega in merito al caso Atlantia-Alitalia. Il traffico aereo è «fondamentale» per un Paese come l’Italia che ha «nel turismo le sue risorse principali». E insiste: «Ci sono in gioco 11.000 posti di lavoro. Si può scherzare su tutto, ma non sul lavoro».

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