Il caldo che brucia l’Europa. Parigi segna il suo record con 42,4 gradi

Germania, Paesi Bassi, Belgio. Mai così caldo nella storia delle capitali europee

Ondata di caldo da record sull’Europa: a Liegi, in Belgio, la colonnina di mercurio ha raggiunto i 40,2 gradi, ma anche in altri Paesi sono state toccate punte da primato in una giornata rovente.


In Belgio l’allarme è rosso anche perché il peggio deve ancora arrivare in quanto il servizio di meteorologia nazionale annuncia un ulteriore aumento delle temperature per la giornata di domani. Oltre a Liegi, il record storico assoluto è stato superato nella base militare di Kleine-Brogel (nord-est) con un 39,9 gradi rilevato ieri, “la più alta dall’inizio delle rilevazioni nel 1833”.


Parigi: mai così caldo

Ma è Parigi la capitale più calda d’Europa. Nella città francese alle 15:20 sono stati raggiunti i 42,4 gradi centigradi all’ombra. Da quando, nel 1873, sono iniziate le misurazioni dei fenomeni metereologici in Francia, è la prima volta che Parigi registra un picco cosi importante.

Prima di oggi la colonnina di mercurio aveva oltrepassato la soglia dei 40 gradi solo il 28 luglio 1947, quando si era arrivati a 40,4 gradi. I meteorologi avvertono che le temperature possano toccare nuovi record.

Paesi Bassi vicini ai 40 gradi

Record storico di caldo anche nei Paesi Bassi, in particolare a Gilze Rijen, con 38,8 gradi, e 39,2 a Eindhoven, dove gli ultimi picchi risalivano al 1944. Il caldo è così forte che il metallo si sta dilatando su alcuni ponti ad Amsterdam e Haarlem, rendendo complesse le manovre per azionarli.

Germania: in pericolo le grandi foreste

Allerta caldo in tutta la Germania, dove il servizio meteorologico DWD ha confermato il record di 40,5% raggiunto nell’ovest. Fiumi e laghi presi d’assalto dai cittadini per rinfrescarsi con tre persone morte annegate da martedì sera.

Terreni molto secchi nel nord, dove per oggi sono attesi fino a 41 gradi: l’Ong ambientalista Bund lancia l’allarme per la sopravvivenza delle grandi foreste di monoculture di abeti e pini mentre gli agricoltori prevedono raccolti catastrofici.

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