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Aveva ritratto la ministra Cecile Kyenge come una scimmia: 60enne condannato a sei mesi di carcere

30 Luglio 2019 - 10:29 Fabio Giuffrida
Originaria della Repubblica Democratica del Congo, Kyenge è stata più volte vittima di razzismo. Calderoli l'aveva chiamata «orango»

Diffamazione aggravata ai danni dell’ex ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge: con questa accusa è stato condannato a sei mesi di reclusione un uomo di 60 anni, originario di Lodi, che su un volantino, stampato in numerose copie, aveva ritratto Kyenge – all’epoca dei fatti a capo del dicastero, durante il governo Letta – con le sembianze di una scimmia.

Volantino che aveva diffuso tre volte e nei pressi della stazione ferroviaria del capoluogo tra gennaio e agosto 2013.

Cimeli fascisti in casa

A incastrare l’uomo erano state le immagini delle telecamere di videosorveglianza acquisite dalla Digos della questura di Lodi: perquisita anche la sua abitazione nella quale era stati trovati cimeli fascisti e persino cinque proiettili incamiciati, di tipo militare, poi sequestrati. Circostanza che gli è costata una contestuale condanna ad altri otto mesi di carcere.

Nessuna sospensione della pena visto che il 60enne avrebbe già due precedenti per detenzione illegale di munizioni degli anni ’90 per i quali aveva già usufruito della condizionale.

Kyenge più volte vittima di razzismo

Non è la prima volta che Cecile Kyenge (Partito Democratico) viene insultata per le sue origini – è originaria della Repubblica Democratica del Congo – e per il colore della sua pelle. Era il 13 luglio 2013 quando l’allora vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, durante una manifestazione della Lega Nord di Treviglio, definiva il ministro «un orango».

Per questo motivo – a metà gennaio 2019 – Calderoli è stato condannato in primo grado a un anno e sei mesi dal tribunale di Bergamo. Pena poi sospesa.

«Kyenge torna in Congo»

Senza dimenticare, infine, il manifesto «Kyenge torna in Congo» affisso davanti alla sede del Partito Democratico di Macerata, apparso nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2013. A esporlo i militanti di Forza Nuova.

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