Delitto Cerciello, gli sfoghi di Elder in cella: «Volevamo solo divertici, non volevo uccidere il carabiniere»

Parla, con i compagni di cella, il presunto assassino di Mario Cerciello Rega

A quei pochi detenuti che parlano inglese, Finnegan Lee Elder avrebbe provato ad allontanare l’immagine da aggressivo che emerge tanto dalla stampa americana quanto da quella italiana. Il 19enne accusato di aver ucciso con 11 pugnalate il vice brigadiere Mario Cerciello Rega ribadisce in carcere, come riporta La Stampa: «Non sono un violento». E poi aggiunge: «Quella sera io e il mio amico Gabriel volevano solo divertirci. Non credevamo potesse finire così».


«Quando siamo fuggiti – ha aggiunto – non immaginavamo che il carabiniere fosse morto. Avevamo bevuto e non mi ricordo bene cosa sia successo. Di certo non volevo uccidere quel militare».


Il ragazzo californiano, che la madre ha definito «riflessivo» mentre alcuni vicini hanno chiamato «piantagrane», ha spiegato che quella sera aveva portato con sé un coltello per difendere l’amico, Gabriel Natale Hjort, che aveva fissato l’appuntamento con Brugiatelli a cui si sono invece presentati i due agenti. Il compagno di scuola infatti, di origini italiane, si è incaricato della comunicazione con il pusher e con Brugiatelli.

«Quei due che abbiamo incontrato per strada non ci sembravano dei carabinieri – ha affermato Elder – credevamo che fossero complici degli spacciatori», riferendosi a Cerciello e al collega, che si sono presentati all’appuntamento al posto dell’intermediario.

Gli avvocati di Elder, Roberto Capra e Renato Borzone, non hanno ancora deciso che strategia adottare, ma si ipotizza che presenteranno un ricorso al Tribunale del Riesame. Per gli avvocati dell’amico di «Finn», che avrebbe partecipato all’uccisione di Cerciello trattenendo il secondo carabiniere, la pista del ricorso sembra già definita. L’argomentazione principale che i legali contano di utilizzare è stata fornita loro dalla fotografia del loro assistito bendato in commissariato, circolata in rete.

Il primo agosto alle 13 il padre di Elder, Ethan Finnegan, ha incontrato per un’ora il figlio al Regine Coeli. Abbracci, lacrime, carezze e parole a bassa voce. L’uomo contava di difendere pubblicamente il figlio in Italia, cercando di riscattarlo, ma pare che gli avvocati l’abbiano dissuaso.

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