Danimarca, un problema con i dati dei cellulari costringe la giustizia a rivedere 10 mila sentenze

Il rischio è che ci possano essere state delle condanne di persone innocenti anche per colpa dei dati che le mostravano vicine al luogo del delitto mentre in realtà non era così

Una falla tecnologica ha messo in crisi il sistema giudiziario in Danimarca. La vicenda ruota attorno all’utilizzo come prove nei processi o come base per l’arresto dei dati sulla geolocalizzazione tramite reti cellulari. Adesso andranno riesaminate circa 10 mila sentenze giudiziarie.


Per il momento il procuratore capo del Paese ha annunciato, a fine agosto, che il loro utilizzo verrà sospeso per due mesi, finché non sarà conclusa l’indagine volta a verificare le origini e le conseguenze di questa anomalia. Ad ogni modo si tratta di un brutto colpo per la giustizia danese, come ha sottolineato lo stesso ministro della giustizia, Nick Haekkerup, secondo cui il caso «sta scuotendo la fiducia dei danesi nel loro sistema giudiziario».


La falla

L’errore risulta da un sistema informatico che converte i dati grezzi delle compagnie telefoniche in prove utilizzate sia dalle forze dell’ordine sia nei tribunali. Durante la conversione, il sistema avrebbe omesso alcuni dati, falsificando quindi la reale geolocalizzazione dei singoli cellulari. Inoltre, i dati sarebbero stati associati ai ripetitori sbagliati.

Il problema riguarda sia le compagnie telefoniche, sia i sistemi informatici della polizia danese. In totale sono 10.700 i casi (precedenti al 2012) che potrebbero essere stati condizionati da questa falla. Casi per cui sarebbero potute essere state condannate ingiustamente delle persone anche in base a questo genere di prove che le davano sul luogo del crimine quando in realtà si trovavano altrove.

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